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Il volume di Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata, individua con rigore le principali ragioni per cui al nostro Paese conviene difendere la propria appartenenza all’Unione europea, falsificando uno dopo l’altro sei miti che hanno fomentato l’antieuropeismo.
Le prime pagine dimostrano l’errore di chi pensa che la diminuzione dei salari sia causata dall’impossibilità di ricorrere alla svalutazione della moneta, come accadeva con la lira. Invece, l’Italia anche con l’euro resta competitiva, registrando la prima, la seconda o la terza posizione al mondo in termini di export in almeno otto macrosettori, tra cui l’abbigliamento.
In secondo luogo, il ritorno alla lira, e dunque alla possibilità della svalutazione, non farebbe aumentare le esportazioni e il Pil: ne deriverebbe solamente una perdita del potere di acquisto dei cittadini.
In terzo luogo, è falso pensare che l’uscita dell’Italia dall’Ue porterebbe a stampare tutta la moneta necessaria per sostenere il debito pubblico, posto che il valore della moneta dipende dalla fiducia che in essa ripone chi la possiede e chi la mette in circolazione. Stamparne troppa, con conseguente aumento dell’inflazione, ridurrebbe la fiducia, come dimostra un dato del 2016: su 214 Paesi censiti, nonostante la stampa di moneta, 80 erano in bancarotta.
In quarto luogo, la bassa inflazione, figlia della moneta unica, non è un male, perché garantisce i creditori, in quanto non riduce il valore dei prestiti concessi.
In quinto luogo, non corrisponde a verità la tesi che, con il ritorno alla lira, l’Italia acquisterebbe maggiore libertà in ordine alle scelte di politica fiscale e monetaria. Anzi, accadrebbe proprio il contrario: il nostro Paese, persa l’autorevolezza che gli deriva dall’appartenenza a un’Unione monetaria, sarebbe schiavo delle decisioni adottate dalle economie egemoni.
In sesto luogo, il nostro Paese, malgrado la vulgata contraria, non può fare a meno degli investitori esteri e affidarsi completamente a quelli italiani, perché ciò aumenterebbe il rischio di una raccolta di denaro insufficiente ai fini della copertura del debito pubblico.
Dopo aver esaminato questi falsi miti, l’autore propone la ricetta giusta per una ripresa dell’eurozona. Prende le mosse da Hume che, con la metafora dei due agricoltori di grano, invita gli homines oeconomici, concentrati solo su stessi, a fare gioco di squadra, a fidarsi l’uno dell’altro per trarre dalla cooperazione reciproca vicendevoli benefici. Un agricoltore potrà lavorare per l’altro nell’attesa che il proprio grano maturi. Questo è ciò che in economia si definisce con il termine «superadditività».
In base a tali considerazioni, l’autore suggerisce, per i Paesi dell’Ue, un percorso di costruzione di maggiore fiducia e di maggiore capitale sociale: ad esempio, una migliore gestione economica ai fini dell’emissione di eurobond, una maggiore attenzione alle politiche migratorie e alla cosiddetta «generatività sociale», intesa come condizione in cui ognuno è felice perché opera per la felicità dell’altro. È l’invito a scommettere sulla creazione di sistemi economici che favoriscano l’iniziativa individuale, il benessere dei cittadini attraverso i servizi, l’assistenza agli anziani e agli ammalati per evitare la loro emarginazione.
Del resto, negli ultimi tempi la creazione di un «welfare state europeo» sembra essere, per le istituzioni europee, un obiettivo meno irrealizzabile. In questo solco sembrano infatti inscriversi l’accanita lotta all’esclusione sociale e, in particolare, la «costituzionalizzazione» che ha trovato il diritto del lavoro europeo nella sentenza Bauer e Willmeroth della Corte di giustizia dell’Unione Europea (6 novembre 2018), nell’ottica del decent work, il «lavoro degno».
Risultano così attuali le parole dell’abate salernitano Antonio Genovesi, che in pieno Illuminismo scriveva: «Fatigate per il vostro interesse, niuno uomo potrebbe operare altrimenti, che per la sua felicità sarebbe un uomo meno uomo: ma non vogliate fare l’altrui miseria, e se potete e quando potete studiatevi di far gli altri felici. Quanto più si opera per interesse, tanto più, purché non si sia pazzi, si debb’esser virtuosi. È legge dell’universo che non si può far la nostra felicità senza far quella degli altri».
LEONARDO BECCHETTI
Neuroscettici. Perché uscire dall’euro sarebbe un follia
Milano, Rizzoli, 2019, 202, € 17,00.