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Raffaele Bussi, autore di questo libro, è narratore, saggista letterario e giornalista noto ai lettori critici di professione e ai comuni lettori innamorati della letteratura che dà lezioni sulla nostra vita umana, illuminata da lampi di amore, oscurata da errori, mortificata da rinunce.
Il romanzo si snoda in nove capitoli e si chiude con una postfazione autoriale. Particolare insolito, non connotativo. Anche perché nel personaggio fantasmatico in viaggio per il mondo, chiamato Michele T., a chi conosca esperienze e resoconti narrativi messi in pagina è dato riconoscere il narratore stesso.
Ciò premesso, per entrare nella ricognizione realizzata a tutto campo da Michele T., conviene iniziare la lettura dal secondo capitolo, essendo il primo soltanto un’introduzione al percorso. Il protagonista parte da Roma in un treno con carrozze trasparenti: è un treno senza destinazione, senza stazione di arrivo, senza termine di corsa. I passeggeri si trovano tutti seduti con le spalle alla direzione del treno. Perché? Perché essi non hanno futuro.
In quel treno il silenzioso Michele T. passa in una rassegna di memoria prese di potere per governare i popoli e trucidare quanti a quel potere si oppongono in vario modo. Pensa alla giunta militare guidata da Videla per governare in Argentina, pensa ai 35.000 oppositori che innalzarono la bandiera della libertà, insegna di riscatto democratico del Paese, vittime uccise e seppellite in fosse comuni. I loro cadaveri spesso nessuno ha potuto vederli, le famiglie li piangono in casa, non sapendo darsene ragione. Videla è un tiranno che crudelmente ordina stragi.
Poi la memoria di Michele T. si trova proiettata, da una somiglianza di strategia politica, nella lontana Cina, dove non meno barbaro e crudele fu il massacro della gioventù che affollava piazza Tienanmen: erano tutti studenti pronti a dare alla vita e alle istituzioni del loro vastissimo Paese un codice di libertà necessario a cooperare, cercando una vita degna di essere vissuta in comunità di intenti e di lavoro. In Cina non erano ammesse proteste, erano reato le contestazioni.
Intanto il treno entra nella stazione di Napoli, la città del protagonista. Dopo una sosta di pochi minuti, il treno riparte. È un treno senza destinazione, sul quale è salito un giovane che deve raggiungere Roma. Michele T. lo invita a prendere posto accanto a lui, per rivelargli la stranezza del caso: quel treno era partito proprio dalla capitale e corre verso non si sa dove.
La conversazione diventa amichevole, confidenziale, inducendo i due a dichiarare la propria identità: «Io sono Michele T., Michele Tito». «Il famoso giornalista, direttore di tanti quotidiani?». «Sì, cominciai la carriera al Mattino d’Italia». «Anch’io sono giornalista, apprendista alle prime armi. Mi chiamo Antonio delle Fratte. Lieto d’incontrarla». «Anche a me fa piacere averti conosciuto, ti parlo col “tu”, come fossi tuo padre in una redazione». «Poco fa mi diceva che Napoli è una città che bisogna guardare dall’alto, magari da un aereo». «Dall’alto si evita la vista delle macerie dovute alle bombe piovute e grappoli sulla città». «Forse è meglio cambiare argomento». «Ti voglio parlare delle doti inventive del popolo napoletano, cose impensabili, studiate e messe in scena con straordinaria capacità mimetica, teatrante, teatrale». L’esempio è nella figura del calzolaio che cerca moglie con dote. Ogni sera, bene attillato nel vestito, munito di un superbo paio di baffi, in un circolo di amici altolocati egli faceva credere che la sua somiglianza con Umberto I era naturale, e non avrebbe potuto negarla, perché di quel sovrano egli era un figlio illegittimo.
Dal quarto capitolo in poi, il libro squaderna avventure di carriera e simulazioni sceniche di Michele Tito, a cui abbiamo accennato. La Postfazione se la leggerà il comune lettore interessato al romanzo. È doveroso, in chiusura, riconoscere che la sapienza stilistica del narratore mette l’intero romanzo su un piano metastorico, che riprende, attraverso zumate filmiche, la realtà italiana del secondo Novecento.
RAFFAELE BUSSI
Michele T.
Venezia, Marcianum, 2020, 208, € 16,00.