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Guido Ceronetti raccoglie in questo volume alcune riflessioni, liriche, e soprattutto diverse citazioni relative al «Messia»: un tema che non ne suscita l’entusiasmo, ma che continua a fluttuare nel suo universo mentale e sembra avervi acquisito un’inattesa centralità. L’A. confessa di non aspettare il Messia, né gli pare di averlo mai aspettato, tuttavia subito aggiunge: «Resta però nell’armadio delle speranze cieche, le sole che valgano, e mai ne butterò via la chiave. Si è nel messianico finché si è nell’umano» (p. 13).
Di conseguenza, potendo contare solo su qualche domanda ineludibile, sulla propria maestria stilistica, nonché sulla propria grande erudizione, egli si mette alla ricerca delle presenze messianiche che gli appaiono ravvisabili nelle opere di alcuni autori che ha sempre frequentato e amato: da Isaia a Virgilio, da Blake a Conrad, da Ionesco a Beckett, da Čechov a Dostoevskij, da Buber a Kafka, fino a Buzzati. Ne ripercorre i testi, esaminandoli da tale singolare prospettiva, e ci rende così partecipi di un viaggio dagli esiti davvero sorprendenti.
A proposito della venuta del Messia, Ceronetti si chiede se sia possibile pensarne uno che si è già fatto uomo. Egli sostiene che i cristiani, credendo che il suo avvento abbia avuto luogo in un determinato periodo storico, hanno vissuto una grave sciagura, perché, in altre parole, un Messia venuto è ormai bruciato e tradito.
La meditazione islamica verserebbe, dal canto suo, in una paralisi ancora più completa, provocata dall’aver affidato a Maometto – «Sigillo dei profeti» – il compito di divulgare all’umanità l’ultima e definitiva rivelazione. Una minuscola parte degli ebrei, invece, continua ad attendere il Messia, alimentando così quel lumino chassidico che, agli occhi dell’A., è bene resti acceso.
Un altro tema sul quale l’A. si interroga è il seguente: dopo aver letto, in varie circostanze e davanti a un pubblico volta per volta assai diverso, la sua lirica Voce – che termina con la parola «Messia» –, egli ha visto i presenti applaudire spesso con convinzione. Si domanda perché ciò sia accaduto, ma non propone alcuna risposta. Cita però un passo dello psicanalista e sociologo Daniel Sibony, il quale afferma che ognuno di noi vive ogni giorno, nella propria frantumata individualità, l’attesa del personaggio messianico, sperando che questi gli fornisca un riparo da ogni sofferenza.
Giunto alla fine di tale itinerario, Ceronetti ci apre una strada, ci spalanca orizzonti, ci invita a pensare il Messia, perché una simile riflessione «trattiene la mente dal precipitare nell’incretinimento generale […], il cui primo stadio è raggiunto facendo spazzatura delle polverizzate speranze cieche» (p. 16). Un’attività intellettuale, grazie alla quale non disperderemo le nostre possibilità, le quali al contrario, trovandosi a navigare in un mare ignoto, si faranno disperatamente attente, mentre, rivolto verso la luce, egli trova bello dire: «Vieni, Signore Gesù!». Un’invocazione che lascia aperta la strada all’emozione e alla gioia.
GUIDO CERONETTI
Messia: 2002-2017
Milano, Adelphi, 2017, 116, € 12,00.