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Sul card. Carlo Maria Martini molto è stato già scritto, ma principalmente come biografie o come opere sul biblista e sull’arcivescovo di Milano. Il libro che presentiamo intende invece colmare una lacuna, raccontando la sua formazione. Le fonti, piuttosto scarse, sono costituite in particolare dai documenti ufficiali (pagelle, resoconti, rapporti dei suoi insegnanti e formatori ecc.) e dall’ampia documentazione che la sorella Maria Stefania ha messo a disposizione, insieme alla corrispondenza con la famiglia.
Martini stesso, a 14 anni, al momento di entrare in noviziato, distrusse i suoi diari, quasi a rappresentare la nuova fase di vita che voleva iniziare; anche se ne cominciò di nuovi. Molti spunti sono forniti da quanto il Martini anziano ha raccontato sul Martini giovane, ma sempre con il rischio di venire tradito dalla memoria o da ciò che aveva in mente quando raccontava.
In ogni caso, la pazienza dell’autore ha raccolto con acribia materiale sufficiente per aiutare a capire quale uomo sia stato il futuro arcivescovo di Milano e come si sia preparato a esserlo. Importante è la cura di non cercare nella giovinezza di Martini il segno di quello che egli sarebbe diventato poi. Il futuro biblista di fama internazionale, ad esempio, già gesuita da quattro o cinque anni, stando al volume, non sembra aver manifestato particolare attrattiva per gli studi scritturistici.
Il testo di fatto documenta non soltanto le vicende personali di Martini durante la sua formazione, ma anche le vicende di tutta la Chiesa del tempo che si avviava a celebrare il Concilio Vaticano II, forse il maggiore sforzo della sua storia per «aggiornarsi» e presentare in forma nuova e attuale il messaggio evangelico. Il libro si ferma ai lavori preparatori del Concilio, cioè fino al 1962, ma si percepiscono bene le tensioni che trovarono poi espressione e spesso soluzione nel Concilio stesso. Furono tensioni intense, ma salutari, che produssero i migliori documenti conciliari (come la Dei Verbum o la Sacrosanctum Concilium) e che Paolo VI riuscì a guidare sino all’approvazione dei documenti, avvenuta a larghissima maggioranza.
Martini, che aveva ricevuto una formazione filosofica e teologica tradizionale, intuì il nuovo che stava per nascere e lo favorì intelligentemente nel suo campo, quello degli studi biblici, nonostante le inquietudini che questo suscitava anche nel proprio ambiente gesuitico. Ma, come i suoi maestri – p. Silverio Zedda e card. Agostino Bea – e come Giovanni XXIII, egli evitò sempre la polemica, sicuro che la verità della parola di Dio si sarebbe imposta da sola, senza usare la verità come clava per «colpire» gli avversari, come spesso veniva praticato dai teologi.
Quello fu anche il tempo in cui molti eminenti teologi o biblisti, non solo contemporanei, come Rosmini, Duns Scoto, de Lubac, Vanhoye, Daniélou ecc., prima guardati con sospetto – se non condannati –, vennero riabilitati e alcuni beatificati o promossi al cardinalato. Non è più la sola teologia tomista, o meglio scolastica, ad avere diritto di cittadinanza nelle facoltà teologiche: la fede è chiamata infatti ad animare tutte le culture e le tradizioni cattoliche, ma senza identificarsi con nessuna di esse.
Parlare della vita di Martini è quindi anche raccontare la vita della Chiesa di quegli anni, che viene descritta con chiarezza e competenza, mostrando i cammini per i quali lo Spirito Santo ne ha guidato il percorso e la ricerca.
Manca nel libro una parte aneddotica e diremmo più narrativa, a vantaggio della ricerca storica e scientifica. Ma ci pare che lo scopo prefisso, cioè far conoscere i primi 30 anni della vita di Martini, sia stato egregiamente raggiunto, aggiungendo un prezioso tassello al complesso mosaico della vita di un religioso, che è stato soprattutto uomo della trascendenza e un biblista che come pochi altri ha valorizzato la Scrittura quale strumento dell’opera salvifica di Dio.
ALBERTO GUASCO
Martini. Gli anni della formazione (1927-1962)
Bologna, il Mulino, 2019, 280, € 23,00.