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Con questo libro p. Pietro Zarrella, cappuccino, riporta, in ordine cronologico, i testi del Nuovo Testamento che parlano di Maria, la madre di Gesù, e ne fa un breve commento esegetico e spirituale. Parte dal riferimento implicito a Maria in Gal 4,4-5, dove l’espressione «nato da donna», usata da san Paolo per parlare della nascita di Gesù, comporta una concezione delle generazioni non basata sul sistema genealogico maschile.
Il Vangelo di Marco parla di Maria in poche occasioni: quando i fratelli e la madre di Gesù sono preoccupati per lui e vorrebbero ricondurlo a casa (cfr Mc 3,21.31-35) e quando Gesù è rifiutato dai suoi compaesani (i quali si interrogano sulla sua identità, dicendo: «Non è costui il falegname, il figlio di Maria…», Mc 6,1-6). Da parte sua, Gesù stabilisce come criterio di appartenenza alla sua famiglia il compimento della volontà di Dio. Maria è coinvolta personalmente in questo processo di trasformazione inaugurato da Gesù, che richiede fede e la conversione del cuore e della mente.
Nel capitolo dedicato alla menzione di Maria nel primo Vangelo canonico, l’A. ricorda i testi paralleli al Vangelo di Marco (cfr Mt 12,46-50; 13,54-58) e sottolinea che i racconti dell’infanzia di Gesù (cfr Mt 1–2), in cui Maria è menzionata molte volte, mostrano la continuità tra l’antica e la nuova alleanza. Per esempio, nel concepimento verginale: «L’evento verificato in Maria e annunziato dall’angelo non è un fatto occasionale, imprevisto, ma giunge a conferma di una parola della Scrittura, il cui autore è Dio stesso. Colui che l’aveva annunciato per mezzo del profeta ne conferma ora il compimento per bocca dell’angelo» (p. 52).
Nell’opera lucana si trovano le menzioni più numerose della Madre di Gesù fra tutti gli scritti del Nuovo Testamento. A questo argomento è dedicato il quarto capitolo del libro. Luca parla di Maria nei racconti dell’infanzia (cfr Lc 1–2), dove, a differenza del primo Vangelo canonico, ella svolge un ruolo di protagonista rispetto a quello di Giuseppe. «Il suo è un ruolo attivo di partner nel consenso immediato; partner dell’angelo del Signore, ma in realtà, partner di Dio stesso, che ha voluto far dipendere la realizzazione del suo progetto dal libero consenso che egli sollecitava dalla sua fede» (p. 71). Nell’opera lucana Maria è menzionata poi non solo nel corso del ministero pubblico di Gesù (cfr Lc 8,19-21; 11,27-28), ma anche dopo la sua risurrezione, con alcune donne e con gli apostoli nei raduni e nelle preghiere delle prime comunità cristiane di Gerusalemme (cfr At 1,13-14).
Il quarto Vangelo e il libro dell’Apocalisse non menzionano esplicitamente il nome di Maria. L’evangelista la chiama «la madre di Gesù» (Gv 2,12), e Gesù la chiama «donna» (Gv 2,4). Con la menzione della presenza della madre all’inizio (alle nozze di Cana) e alla fine del ministero pubblico di Gesù (sotto la croce, con il discepolo amato), il quarto Vangelo attribuisce a Maria un ruolo teologico di speciale rilievo: «Maria è inclusa nel rapporto tra Gesù e gli uomini […]. A Cana ella si preoccupa degli uomini […]. Sulla croce Gesù lega sua madre al discepolo amato come madre a figlio» (p. 17). Per Zarrella, la questione mariana decisiva è posta in evidenza da Atanasio di Alessandria: Maria ha avuto il ruolo di introdurre il Figlio di Dio nel mondo per divinizzare l’umanità.
La donna che nel libro dell’Apocalisse si contrappone al drago, «il serpente antico, colui che è chiamato diavolo o il satana e che seduce tutta la terra» (Ap 12,9)», per Zarrella «è il nome nuovo di Maria. Questo nome nuovo, assegnatole da Gesù, lega Maria alla Chiesa fino a farla coincidere: “donna” ci riporta alla Chiesa, è Maria Chiesa […]. La missione della Chiesa è quella di realizzare il prolungamento dell’incarnazione di Cristo, fino al compimento escatologico» (pp. 162; 164).