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Questa pubblicazione di Pino Petruzzelli, noto drammaturgo, attore e regista che usa immergersi nel quotidiano dei popoli per raccontare le trasfigurazioni delle loro epopee e tragedie, si direbbe una pièce teatrale, un monologo recitato a voce alta o sommessa.
In questa opera si parla dell’ascesa, scandita in sei veglie della notte, che Petruzzelli – in realtà si tratta di Dietrich Bonhoeffer – visita percorrendo il sentiero del giusto in attesa che si faccia giorno. È il ritmo del tempo – battuto in sei movimenti – che si allunga per tutto il corso della fatidica notte nel 9 aprile 1945 e sfocia nella trasfigurata luce dell’alba «di un ultimo giorno», quello della morte di Bonhoeffer nel lager di Flossenbürg. Ma la morte è un passo, un inesorabile passaggio che conduce altrove qualche altro fratello: «Fratello, quando il sole, per me, / sarà tramontato, / vivi tu per me!» (p. 91).
Gli scritti di Bonhoeffer vengono qui decantati e riscritti con quella sensibilità a tutto campo propria di Petruzzelli. Le poesie del Pastore tedesco, tradotte appositamente dall’A., s’incuneano nel testo di prosa e sublimano il clima della riflessione di un prigioniero prossimo alla morte, offrendo la lieve musica della poesia. La notte scorre attraverso le sue veglie, e ne fuoriesce un mondo di provocazioni, di illuminazioni, di riflessioni, di paure, anche celate, e di fede, anche se spesso in un Dio silente.
Questo è il materiale attualissimo che Petruzzelli-Bonhoeffer offre al lettore. Temi che macchiano la già opaca luce del mondo contemporaneo vengono proposti in queste pagine da Bonhoeffer e sommessamente, forzatamente e fortemente proclamati da Petruzzelli. Lo scarto degli altri (i poveri, gli ebrei), la fede cristiana testimoniata dall’impegno civico e sociale, la stupidità come sigillo di cultura, l’infida presenza delle potenze occidentali alleate, l’emblema demoniaco (hitleriano) come archetipo culturale: questi e altri sono gli accordi confessati da un uomo in attesa di una forca mortale. Vi è una dolcezza, un’umana fragilità nelle parole di Bonhoeffer: «Vorrei respirare il profumo del tuo essere» (p. 74), che invoca così la presenza della sua fidanzata, Maria. E qui Petruzzelli crea il pendant con la fresca margherita: «È da quando ti ho trovata in tasca che sento il tuo sguardo su di me, piccola margherita» (p. 51).
Siamo invitati a fare una lettura lenta e pacata, appassionata e religiosa di questo testo, ma nella libertà di creare un canto di lode nel silenzio del mondo.