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Francesco Barbagallo, professore emerito di Storia contemporanea all’Università di Napoli «Federico II», con sei lezioni fotografa 75 anni di storia dell’Italia e del suo ruolo sulla scena internazionale: da Paese sconfitto ad alleato strategico delle potenze del Patto Atlantico durante la Guerra fredda; da realtà caratterizzata da una marcata arretratezza, soprattutto al Sud, a protagonista del boom economico e di un grande sviluppo fino agli anni Novanta, e infine a spettatore della nuova rivoluzione tecnologica, emarginato dalle aree più produttive del Pianeta negli anni della globalizzazione.
Un’immagine critica e realistica di un contesto nazionale che necessita di una nuova ricostruzione, come nel secondo dopoguerra, quando, con la neonata Repubblica, gli italiani hanno dato prova di saper voltare pagina. De Gasperi ha saputo guidare l’Italia nella scelta di campo sullo scacchiere internazionale, che l’ha resa destinataria degli aiuti del Piano Marshall e l’ha posta in una posizione strategica di Paese di frontiera nella Nato.
Il testo mette in rilievo anche l’altra faccia del rapporto con le potenze straniere, soprattutto della Nato: la loro saldatura con le forze reazionarie e con gli apparati di sicurezza nell’alimentare la strategia della tensione con terrorismo, stragi e tentati golpe; la loro influenza sugli equilibri politici interni nei momenti di maggiore dialogo della Dc con il Pci di Berlinguer, e soprattutto di fronte al coinvolgimento dei comunisti nel governo guidato da Aldo Moro.
L’assassinio dello statista, che aveva una precisa visione del ruolo significativo dell’Italia nello scacchiere del Mediterraneo, è «il più penetrante atto di destabilizzazione della storia italiana ed europea del secondo dopoguerra». Esso ha «posto fine al periodo di maggiore iniziativa nazionale e internazionale dell’Italia Repubblicana», cambiando la storia del Paese. Prima di lui, era stata eliminata, in un misterioso incidente aereo, un’altra figura importante: il presidente dell’Eni, Enrico Mattei, protagonista di una politica energetica volta a sottrarre l’Italia dalla dipendenza delle potenze straniere.
Malgrado gli ostacoli interni, le influenze estere che per decenni hanno limitato pesantemente l’autonomia nazionale, i tentativi di destabilizzazione, il terrorismo nero e rosso, gli scandali – dalla P2 a Tangentopoli – che hanno riproposto la questione morale, l’Italia era riuscita a conquistarsi un posto di primo piano fra le potenze industriali, a raggiungere una stabilità politica e ad accrescere il reddito medio.
Ma negli anni Novanta è cominciata la parabola discendente. Il centro produttivo si è spostato a Oriente, con la «locomotiva» Giappone, che trainava le «tigri» asiatiche. Il capitalismo finanziario globale ha riportato indietro le condizioni salariali dei lavoratori dell’Occidente a una situazione di sfruttamento da pre-rivoluzione industriale. La politica di risanamento, per far fronte al debito pubblico e rispettare i parametri di Maastricht, ha colpito i ceti più deboli. Mentre il Nord si è dimostrato capace di stare al passo con i processi di globalizzazione e di rivoluzione tecnologica, il Mezzogiorno è rimasto indietro. Tema, quest’ultimo, che da anni è assente dall’agenda dei governi nazionali.
Lo scenario attuale, delineato con dati e indicatori economici, è quello di un’Italia in costante recessione, che stenta a tornare ai livelli pre-crisi del 2008 e deve fare i conti con l’aumento della povertà, anche negli strati intermedi della società, con il calo dei consumi e un alto tasso di disoccupazione, soprattutto al Sud. Il disagio economico e sociale sfocia in un voto di protesta, che consegna l’Italia alle forze populiste e sovraniste. E qui la storia cede il passo alla cronaca.
FRANCESCO BARBAGALLO
L’Italia nel mondo contemporaneo. Sei lezioni di storia 1943-2018
Roma – Bari, Laterza, 2019, 176, € 16,00.