Rosanna Virgili (ed,)
LE LETTERE DI PAOLO TRADOTTE E COMMENTATE DA TRE BIBLISTE
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«Paolo “liberato” dalle donne», come recita un titoletto dell’introduzione, è il manifesto di questo volume, traduzione e commento del corpus paulinum ad opera di tre bibliste – Emanuela Buccioni, Rosalba Manes, Rosanna Virgili –, che dal loro sguardo femminile promettono al lettore di dischiudere «nuove potenzialità ermeneutiche» (p. 11) nelle lettere dell’Apostolo.
Il Paolo delle sette lettere autentiche è il primo a scrivere raccontando un’esperienza, originaria, che precede la riflessione oggettivante dei Vangeli e raggiunge ancora il lettore come un vulcano sempre attivo. Il presupposto di fondo, ormai acquisito dalla ricerca biblica, è il fatto che già a partire dalle lettere pseudoepigrafe si è tentato di addomesticare la portata rivoluzionaria del «vangelo di Paolo», fino a giungere a vere e proprie distorsioni del messaggio originario (cfr p. 43). Si pensi, ad esempio, alla schiavitù, «che Paolo non ha mai amato né voluto ma ne è stato un grande supporter biblico per mano di preti e pastori, così come egli non ideò la società patriarcale ma ne è stato, di fatto, terribilmente al servizio» (p. 1129).
Particolare enfasi è data, naturalmente, al rapporto fra Paolo e le donne, «l’occasione mancata», come titola il saggio che chiude il volume. Si tratta, spesso, di nodi esegetici ben conosciuti dagli studiosi, meno dal popolo di Dio, che continua ad ascoltare le traduzioni rassicuranti dei libri liturgici. Basti pensare, tra gli altri casi, alla maschilizzazione di Giunia/Giulia (cfr pp. 238 s), insigne apostola, o al declassamento di Febe dal suo ruolo di diakonos, chiaramente ministeriale nel lessico di Paolo. Stimolante, dal punto di vista pastorale, è la proposta circa Ef 5, ancora ostaggio di letture fondamentaliste, grazie a una ripresa del verbo hypotassomai, liberato «dalla deriva di una semantica gerarchica» (p. 416) e interpretato alla luce delle relazioni trinitarie.
Suggestiva è l’attenzione conferita all’uso della metafora femminile in Paolo, soprattutto in Gal 4, dove la donna libera è posta come elemento fondativo nella storia della salvezza universale, senza tralasciare l’identificazione che l’Apostolo, nelle diverse lettere, fa di se stesso con una madre che partorisce o si commuove. Belle anche alcune sottolineature, come «l’essenziale e inedito albero genealogico» di Timoteo, «che non comprende nomi maschili (come nelle toledot [genealogie] dell’Antico Testamento), ma unicamente femminili» all’origine della sua nascita e della sua fede.
Una «mappa per orientarsi», con alcune notazioni storico-critiche e una bibliografia essenziale, introduce le singole lettere, commentate per capitoli e brani con approccio sincronico. Lo stile, diverso per ciascuna biblista, è accomunato dalla scioltezza di un testo senza note e un lessico accattivante, in alcuni passaggi spregiudicato, e volutamente vicino al lettore contemporaneo, sia nella traduzione sia nel commento.
Il volume è il secondo di un’opera che si propone la traduzione e il commento di tutto il Nuovo Testamento, sotto il coordinamento di Rosanna Virgili, e fa seguito a I Vangeli tradotti e commentati da quattro bibliste (Milano, Àncora, 2015).
Le lettere di Paolo tradotte e commentate da tre bibliste
a cura di ROSANNA VIRGILI
Milano, Àncora, 2020, 1152, € 55,00.