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In questo volume è possibile ritrovare tre saggi che Flournoy, uno dei padri della moderna psicologia, scrisse fra il 1902 e il 1904, in una traduzione italiana revisionata e più attenta ai testi originali. A chiarire le ragioni di questa nuova pubblicazione (la precedente risale al 1910) è il curatore del volume, Mario Aletti, già docente presso l’Università Cattolica e la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano.
Nel Preambolo Aletti spiega che i tre saggi rappresentano «un nucleo fondamentale per delineare l’ambito epistemologico e metodologico della nuova disciplina psicologica che si stava affacciando, ma ancora oggi sostanzia ragioni, ispirazioni e orientamenti per studi e ricerche: la figura di Flournoy è imprescindibile nei manuali internazionali di introduzione della psicologia della religione» (p. 9).
Il Novecento si apre anche con la psicoanalisi di Sigmund Freud, di cui l’autore fu attento e critico lettore. Principale riferimento per Jung, l’allievo ribelle del padre della psicanalisi, Flournoy ebbe un ruolo non secondario nel delinearsi della scuola ginevrina protestante, alternativa a quella freudiana viennese, perché «liberata anzitutto dalla eziologia sessuale della nevrosi» (p. 40).
Fra i contributi fondativi della psicologia della religione emerge quello che delinea il ruolo di questa «scienza nuova e specifica» nel primo saggio, I principi della psicologia religiosa, del 1902. Si tratta dell’esclusione del trascendente, che postula che la psicologia religiosa «non rigetta, più di quanto non affermi, l’esistenza trascendente degli oggetti della religione: si limita ad ignorarla ed a scartare un problema che essa stima non essere di sua competenza» (p. 87).
Lo studio dei fenomeni religiosi individuali, anche di quelli medianici e dell’occultismo, necessita, da parte dello psicologo, di un’equidistanza dalle questioni più prettamente dottrinali o teologiche per dedicarsi all’interpretazione biologica, con lo scopo di meglio comprendere «i rapporti con le altre funzioni e il ruolo nella vita totale dell’individuo» (p. 104).
Questo argomento viene ampiamente sviluppato nel secondo saggio, con una serie di casi osservati dall’autore nel corso dei suoi studi. È un’indagine sulla religiosità «della gente normale e comune – precisa Aletti –, quella che crede, prega, partecipa alla religiosità in una dimensione quotidiana». Non una religiosità necessariamente patologica, ma «interiore, che si origina da mozioni e bisogni profondamente radicati» (p. 53).
Il terzo saggio, del 1904, è dedicato al genio religioso, «costituito di due elementi indissolubilmente uniti, egualmente indispensabili: l’elemento mistico e l’elemento morale» (p. 145). In questo modo l’autore non solo conferma il suo interesse per un’indagine positiva del fatto religioso, ma anche rivela la sua formazione cristiana e filosofica, riconducendo all’elemento mistico e a quello morale rispettivamente gli insegnamenti di Pascal e di Kant.
A partire da questa linea direttrice, conserva la sua originalità anche l’indagine che, «da un punto di vista puramente laico e profano» (p. 154), Flournoy offre di Gesù, modello per eccellenza del genio religioso, e di cui mette in evidenza l’eroismo, l’intelligenza e la generosità.
Per quanto questo libro possa essere indicato soprattutto per chi si dedica allo studio e alla ricerca della psicologia della religione, va rilevato che gli approfondimenti e i contenuti proposti mantengono una loro aderenza a questioni ancora attuali e risultano più che accessibili a chiunque voglia approfondire il ruolo della psicologia della religione nell’indagine razionale di una delle dimensioni più complesse dell’universo uomo.
THÉODORE FLOURNOY
La psicologia della religione. Principi, ricerche, prospettive
Milano, FrancoAngeli, 2021, 176, € 22,00.