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Questo libro colma un vuoto nel panorama culturale italiano e ha il merito di ricostruire, per la prima volta, la storia della Coldiretti e del suo fondatore, Paolo Bonomi. Il volume, che consta di 16 capitoli, aiuta il lettore a comprendere il ruolo sociale e politico degli agricoltori e del loro sindacato a partire dal primo dopoguerra fino agli anni Sessanta. Primavera, giornalista assunto nella Coldiretti nel 1977 dallo stesso Bonomi e rimasto fino ad oggi al fianco di tutti i presidenti, sottolinea la scelta di campo di Bonomi, il quale evitò di far cadere il Paese nell’orbita sovietica e nella tragica esperienza del collettivismo forzato delle campagne dell’Urss e dei Paesi dell’Est europeo.
Il 31 ottobre 1944 Bonomi fonda, assieme a un gruppo di fidati collaboratori la Federazione Nazionale dei Coltivatori Diretti a Roma, investendo la propria liquidazione. Dallo Statuto del 1944 appare chiaramente la scelta di campo: «La neonata organizzazione si ispira ai princìpi della scuola cristiano-sociale e ha lo scopo di agire in tutti i campi per difendere la gente della terra ed elevare economicamente e socialmente le classi contadine».
A causa di questa scelta, alcuni attivisti della Coldiretti nel grossetano e vicino a Terni subirono agguati, rimasti però impuniti per le coperture del Pci. In Emilia Romagna, Giuseppe Fanin pagò la sua appartenenza alla Federazione con il prezzo della vita. Lì dove c’era un campanile, la Coldiretti faceva nascere una sezione, e quel modello organizzativo permise al sindacato di ramificarsi fino ai borghi rurali più dimenticati. Nel 1947 le sezioni raggiunsero le 5.500 unità, con 618.000 famiglie aderenti.
Le tesi dell’autore sono avvalorate da fatti storici e da fonti dell’epoca, che documentano le conquiste legislative della Coldiretti di Bonomi per la modernizzazione economica, sociale e tecnica delle campagne. Sul piano politico, il sindacato bianco degli agricoltori diretti diventò l’alleato più stretto della Dc e contribuì a formare il «quadrilatero cattolico» (Dc – Acli – Coldiretti – Cisl), che durò sino alla fine degli anni Sessanta.
Per l’autore, la scelta teneva unite autonomia e responsabilità. Infatti, nell’immediato dopoguerra, i contadini non avevano alcun diritto ed erano la classe più povera del Paese. Bonomi divenne il loro rappresentante e fu eletto all’Assemblea Costituente nel 1946 e nelle prime elezioni politiche del 18 aprile 1948, mentre la Coldiretti entrò in Parlamento con 23 deputati e 3 senatori.
Nel 1952 la Coldiretti contava 7.421 sezioni periferiche, 958.863 famiglie associate e 4.563.201 persone rappresentate. Nonostante fosse osteggiata dai comunisti e dai grandi proprietari terrieri, il suo sogno divenne realtà: la riforma agraria e il Piano Fanfani del 1952, con una serie di stanziamenti per lo sviluppo dell’occupazione, consentirono al mondo agricolo l’acquisto di 65.000 nuovi trattori nel corso di tre anni; furono assegnati a braccianti e contadini circa 2,5 milioni di ettari; nacque circa un milione di aziende agricole; si posero le condizioni per riorganizzare pacificamente la ricchezza. Giustamente l’autore afferma: «La riforma agraria è il principale merito storico della Coldiretti».
Il volume ci fa comprendere le radici che nutrono l’azione e la proposta della Coldiretti dei nostri giorni: diffusione capillare nei territori, sezioni in cui ci si riunisce, forte senso di appartenenza e di identità, struttura di governo sussidiario, qualità del prodotto. Mostra inoltre il rapporto fra la tradizione e l’innovazione, tra una fede vissuta e la giustizia da garantire a tutti, tra il lavoro nei campi e un ente intermedio ancora forte e credibile.
NUNZIO PRIMAVERA
La gente dei campi e il sogno di Bonomi. La Coldiretti dalla fondazione alla Riforma agraria
Milano, Laurana, 2018, 346, € 18,00.