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Il lager di Dachau, situato nelle vicinanze di Monaco di Baviera, divenne operativo nel marzo del 1933 e costituì il modello sulla base del quale furono edificati i numerosissimi campi di concentramento aperti in seguito. Il gesuita Jacques Sommet (1912-2012) vi fu deportato nel 1944. Era stato arrestato a causa della sua attività antinazista e per aver creato una rete finalizzata ad assicurare ospitalità agli ebrei in fuga. Una volta a Dachau, egli decise che avrebbe fornito una testimonianza della propria esperienza non appena fosse stato in grado di farlo. I due articoli inseriti in questo libro vennero dunque pubblicati nel luglio del 1945 e nell’aprile del 1946, quando cioè gli avvenimenti narrati erano stati vissuti solo da qualche mese. Grazie alle EDB e all’attenta traduzione di Romeo Fabbri sono stati finalmente editi anche in Italia nel corso del 2017.
Sembra anzitutto importante mettere in rilievo come i due scritti – il primo dato originariamente alle stampe da Études, la rivista dei gesuiti francesi, il secondo dai Cahiers du monde nouveau – raccontino efficacemente la brutale quotidianità del lager. In altri termini: Sommet si dimostra in grado di descrivere in maniera concisa ed estremamente incisiva il progressivo abbrutimento dei prigionieri, il cui degrado inizia fin dal trasporto che li condurrà a Dachau. Scrive al riguardo l’autore: «Sui volti si smorzano i tratti umani, compaiono i duri ghigni della bestia. I forti si impossessano degli angoli aerati. Le teste si surriscaldano, l’asfissia, poi la follia alterano le menti. Si viene alle mani» (p. 9). E qualche riga dopo, di fronte alle SS che assistono divertite alle sofferenze altrui, conclude: «Risa e giochi ci indicano il nostro destino: non più persone, ma oggetti di poco conto di cui ci si burla, siamo entrati nella condizione disumana».
È un ambito nel quale ogni recluso si trova ad affrontare la possibilità che la propria esistenza si concluda – a causa del capriccio o dell’arbitrio di un qualsiasi sorvegliante o membro delle SS – in qualsiasi istante della giornata. È questo l’aspetto che sembra rendere plausibile il riferimento al celebre romanzo di André Malraux, dal momento che – al di là dei personaggi – la vera protagonista de La condizione umana (1933) appare essere appunto la morte.
I prigionieri vivranno in seguito la sfibrante monotonia del campo, ne sperimenteranno la terribile promiscuità, soffriranno atrocemente la fame, saranno sottoposti a carichi di lavoro finalizzati a sfinirne i corpi e annientarne le anime: un insieme di peculiarità che fanno del lager – osserva lucidamente Sommet – una realtà volta allo sterminio.
Testimone di ogni sorta di ingiustizia e sopraffazione, l’autore, uomo di fede, vede tuttavia comparire, anche nella tragedia del XX secolo, una luce: un lume tenuto acceso da alcuni uomini – laici o religiosi, di sinistra o di destra – che hanno soccorso i loro fratelli dimenticati, cercando di proteggere quella dignità umana che si sarebbe voluta calpestare. Il gesuita francese ricorda al riguardo con commozione i giovani preti, gli operai, i volontari che, dopo l’arresto e la deportazione, riprendevano a svolgere la loro opera di assistenza spirituale nel lager, mettendosi al servizio, almeno in alcune occasioni, di questo o quel compagno. E mette in rilievo che «attraverso di loro una rete eucaristica, invincibile, raggiunse tutte le baracche: così, ogni mattina, Gesù Cristo penetrava ovunque, anche in quell’infermeria nella quale i preti non potevano entrare» (p. 33).
È questo che, in altre parole, conferisce all’esperienza limite di Dachau il suo valore universale, in quanto indica a ognuno la maniera per dedicarsi al suo fratello più perduto liberandolo dal terrore e, nel contempo, salvandolo. Sottrarsi insomma all’isolamento per «consegnarsi all’Eterno, a tutto ciò che può parlarci di Lui, rischiando la morte per la salvezza di tutti nella sua forma più imprevedibile: così si rivela e si compie la Storia» (p. 74). L’uomo riuscirà a vivere, trasformato nel presente e libero davanti all’avvenire, solo dopo aver assolto un simile, gravoso compito.
JACQUES SOMMET
La condizione disumana. Un gesuita a Dachau
Bologna, EDB, 2017, 80, € 8,00.