|
«Nunca más! Mai più!»: è il grido che si alza il 24 aprile 1998 dalla voce del vescovo Juan Gerardi, «buon pastore, convinto difensore dei diritti dei più poveri e degli indifesi» (p. 7), per la fine delle violenze e delle violazioni dei diritti umani nel Guatemala. Due giorni dopo viene brutalmente assassinato.
Di questa figura, il «Romero dimenticato» (p. 235), poco noto fuori dai confini del suo Paese, ci parla questo libro di Anselmo Palini, insegnante di lettere, impegnato a livello ecclesiale e civile, che nei suoi studi si occupa in particolare dei temi della pace, dei totalitarismi e dei diritti umani.
In realtà è tutta la storia del Guatemala, culla della civiltà Maya, ad essere accompagnata dal silenzio e dall’oblio. «Le violenze dei conquistatori, le nuove malattie introdotte con l’arrivo degli europei e lo sfruttamento disumano a cui sono sottoposti gli indios portano a un vero e proprio genocidio» (p. 22).
La situazione non cambia nell’epoca coloniale, e nemmeno dopo l’indipendenza dalla Spagna, proclamata nel 1821. «Ha osservato Eduardo Galeano, uno dei più importanti scrittori uruguayani: “L’America Latina è la regione dalle vene aperte. Dalla scoperta ai nostri giorni, tutto si è trasformato in capitale europeo o, più tardi, nordamericano. […] La nostra ricchezza ha sempre generato la nostra povertà per accrescere la prosperità degli altri”» (p. 39).
Nella seconda metà del XX secolo, dopo la rivoluzione cubana, nell’America centro-meridionale nascono sanguinose dittature militari che, temendo il pericolo comunista, reprimono duramente sul nascere ogni tentativo di modificare l’assetto politico e sociale.
In tale contesto si situa la vicenda di Juan Gerardi. Nato nel 1922 a Città del Guatemala, viene ordinato sacerdote nel 1946. Negli anni del Concilio e del post-Concilio sceglie l’opzione «a favore degli indigeni, i più poveri tra i poveri» (p. 64), sposando l’idea che la Chiesa debba legare l’evangelizzazione alla promozione umana e rispondere al desiderio di pace e giustizia delle popolazioni che si trovano in una situazione di miseria e sfruttamento.
Nel 1974 viene nominato vescovo del Quiché, il dipartimento più povero del Guatemala, abitato in prevalenza da popolazioni Maya. Lì si trova l’epicentro del sanguinoso conflitto fra l’Esercito guerrigliero dei poveri e i militari, la cui repressione, con l’uso sistematico della tortura e la violazione dei più elementari diritti umani, colpisce anche i sacerdoti e chiunque sia impegnato nell’attività sociale e nella catechesi.
Il vescovo Gerardi ha un ruolo di primo piano nel travagliato processo di pace con il quale si cerca di porre fine alla guerra civile che insanguina il Guatemala tra il 1960 e il 1996. Promuove il progetto Remhi di Recuperación de la memoria histórica, con l’intento di esaminare i fatti, poiché «il chiarimento della verità è la base per costruire una pace solida e duratura» (p. 191), e chiudere le ferite ancora aperte. Due giorni dopo aver presentato il rapporto del progetto, «paga con la vita il servizio per la giustizia e per la pace del proprio popolo» (p. 235).
Il libro di Palini presenta in appendice una poesia dedicata al buen pastor Gerardi, mártir de la memoria, scritta da dom Pedro Casaldáliga Plá, che dagli anni Ottanta del secolo scorso ha dato un contributo decisivo alla difesa dei popoli indigeni dell’America Latina.
Nella prefazione, il cardinale guatemalteco Álvaro Leonel Ramazzini Imeri sottolinea che «oggi la testimonianza del vescovo Gerardi e di quanti sono stati assassinati per la loro scelta a favore del Signore è una sfida e uno stimolo a continuare il loro cammino: quello della costruzione di una società più umana, segno palpabile della presenza di Dio» (p. 12).
ANSELMO PALINI
Juan Gerardi. Nunca más – Mai più
Roma, Ave, 2021, 256, € 18,00.