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Nato in Sudafrica nel 1892, morto nel Regno Unito nel 1973, John Ronal Reuel Tolkien è stato linguista, studioso di letterature antiche e moderne, filologo e scrittore. Morti i genitori, si forma nelle scuole dell’Ordine degli oratoriani. Sulla scia dell’insegnamento materno, nutre un grande amore per le lingue e per le fiabe e i miti; la mamma Mabel influisce anche sulla sua conversione dall’anglicanesimo al cattolicesimo. Partecipa alla Prima guerra mondiale come sottotenente, consegue il Master of Arts e insegna nell’Università di Oxford.
Tolkien, creatore del fantasy – un genere «dove epico e fantastico si uniscono» (p. 39) –, è tradotto in quasi tutto il mondo, letto, apprezzato e amato. Le sue opere, alcune approdate nel cinema e nell’audiovisivo, come Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit, Il Silmarillion, appassionano lettori di ogni età e di ogni formazione culturale.
Ma non è facile capire lo scrittore Tolkien. In Italia ne diffondono il messaggio la Società Tolkieniana Italiana e tanti giornalisti e intellettuali, tra i quali Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano. «Nella primavera del 2017 fui invitato – scrive l’autore – da don Fabio Rosini a parlare, presso la chiesa delle Stimmate a Roma, del capolavoro di Tolkien Il Signore degli Anelli» (p. 17). Quattro serate straordinarie, ascoltatori attenti e incuriositi, una conversazione vivace. Monda dopo non poco tempo rilegge i testi, li riscrive. Ed ecco il libro, pubblicato dalle edizioni Ares.
Il libro conserva la freschezza dell’oralità, e il lettore, anche chi non ha familiarità con Tolkien, se ne nutre, ne rilegge capitoli e pagine, spinto dal desiderio di esplorare un mondo «magico», abitato da creature che suscitano simpatia, interrogativi, desiderio di ricerca e di profondità spirituale.
Personaggi in apparenza non comuni parlano un linguaggio che attrae, che diventa discorso sulla vita e sulla storia, e sui valori di cui la vita e la storia si sostanziano. Un discorso che è profondamente umano e religioso, metafisico e aperto alla trascendenza. Religioso in senso cattolico, anche se i temi del cattolicesimo non sono mai direttamente affrontati; ma nomi e verbi, parole e immagini – osserva don Fabio nel suo saggio introduttivo – conducono alla Bibbia.
Lo si rileva da alcuni spunti del testo: una lettera scritta all’autore dal gesuita Robert Murray, che definisce il romanzo molto bello e «in perfetta armonia con la dottrina della Grazia» (p. 25); e una lettera dello stesso Tolkien, che si dice infastidito dai tanti critici «che cercano di leggere ne Il Signore degli anelli, partendo dalla mia vita, dalla mia esperienza, dalla mia biografia, tutti questi dettagli. Solo l’Angelo Custode o Dio stesso conosce il misterioso rapporto tra un artista e la sua opera» (p. 26).
Monda racconta vita, opere e critici di Tolkien con grande passione. Racconta Tolkien e racconta se stesso. Il romanzo di Tolkien lo accompagna da una vita, da quando era dodicenne… La sua tesi di laurea alla Gregoriana è stata su questo autore, al quale nel corso degli anni egli ha dedicato saggi, articoli e interventi. Il suo interesse per Tolkien nasce da una passione infinita, da un senso profondo di «amicizia», che è «la parola chiave» per capire il libro e per accostarsi alla letteratura.
Il discorso dell’autore è una lezione viva: vi si possono cogliere tratti di una pedagogia della lettura e di un’ermeneutica della letteratura, di cui si avverte un grande bisogno soprattutto tra i giovani.
ANDREA MONDA
John Ronald Reuel Tolkien. L’imprevedibilità del bene
Milano, Ares, 2021, 168, € 13,50.