RECENSIONE

JEAN-BAPTISTE DE LA SALLE

Oltre l’agiografia devota

Jean-Baptiste de la Salle

Sandro Barlone

Quaderno 4086

pag. 535 - 537

Anno 2020

Volume III

19 Settembre 2020
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Il volume di Fratel Remo Guidi, lasalliano, autorevole cultore e studioso prevalentemente di Umanesimo e Rinascimento italiani, è dedicato alla figura di Jean-Baptiste de La Salle, il «gentiluomo francese» che fondò nel XVII secolo una Congregazione religiosa e che fu canonizzato da Leone XIII nel 1900.

L’intento dell’autore è quello di restituirci il de La Salle uomo, il religioso con la sua santità autentica, il «pedagogista profeta», l’educatore, liberando la sua figura da ciò che è stucchevolmente agiografico. Egli ci consegna così un santo votato al servizio dei più giovani, dedito alla loro formazione integrale, il cui messaggio continua a illuminare ancora oggi il mondo dell’educazione (nel 1950 Pio XII lo proclamò Patrono universale di tutti gli educatori).

Dopo una prefazione, nella quale dichiara gli obiettivi della sua opera, Guidi, nei capitoli iniziali (II-IV), che sono una sorta di storia della storiografia lasalliana, ricostruisce la serie dei travisamenti, individuandone gli artefici e segnalando i limiti dei biografi.

Il volume permette di incontrare sia la figura spirituale del de La Salle, sia le sue radici ideali, i percorsi personali e comunitari della sua spiritualità, di affrontare lo studio delle depresse realtà sociali e della sofferta azione della sua fondazione che, dinanzi a una cultura che diventava sempre più elitaria e attenta alla forma anziché ai contenuti, ha saputo farsi promotrice di un’educazione di base e popolare.

Assieme alla verifica della piena consonanza del de La Salle con il tessuto connettivo del suo tempo, l’altra istanza metodologica che l’autore avverte è quella di posizionare il santo nella cornice dei tre grandi filoni della spiritualità che ne hanno marcato l’esistenza e determinato l’opera. Così, negli ultimi tre ampi capitoli vengono presentati i rapporti ideali che il gentiluomo francese ebbe con la spiritualità benedettina (cap. VI), con quella francescana (cap. VII) e con quella della Compagnia di Gesù (cap. VIII).

Nel VI capitolo, in un confronto con la spiritualità benedettina, l’autore colloca il de La Salle anzitutto nella cornice del «silenzio monastico». Potrebbe meravigliare la sua preoccupazione che tale silenzio venisse coltivato anche da una Congregazione come la sua, dedita quasi esclusivamente all’insegnamento. L’esercizio del silenzio operoso che il de La Salle raccomanda ai suoi serve però, anzitutto, a favorire la personale ricerca della presenza di Dio. Esso poi fornisce anche la premessa necessaria per una vita comunitaria armonica, nonché lo strumento fondamentale per una pedagogia che consenta la profondità del pensiero.

Il VII capitolo mostra l’apporto della spiritualità francescana. Guidi nota che da Francesco il de La Salle non prende solo la predilezione per la povertà, ma anche ciò che ne è la radice: la conformità a Cristo e il senso grande dell’amore di Dio, che da tutti e due i santi viene avvertito come un fuoco che arde, anima e orienta. Ponendo al centro della sua analisi alcuni medaglioni francescani che il de La Salle aveva proposto all’attenzione dei Fratelli nelle sue Méditations pour les fêtes, Guidi intravede una convergenza ideale tra queste meditazioni su personaggi dell’esperienza francescana (Francesco d’Assisi, Antonio da Padova, Bonaventura, Bernardino da Siena, Pietro d’Alcántara, Elisabetta di Turingia) e l’intento lasalliano di indirizzare i Fratelli non soltanto al distacco dalle ricchezze e dai beni di questo mondo, ma soprattutto all’amore per i poveri e i diseredati.

Nel capitolo VIII, l’autore mette in luce convergenze e diversità tra il fondatore dei Fratelli delle Scuole Cristiane e Ignazio di Loyola. Li vede sintonici a partire dalle difficoltose storicizzazioni subite dalle loro figure. Sintonia che si ripete per il comune attaccamento alla figura del Papa. Guidi sottolinea anche un’altra affinità nella vita dei due santi: le sofferenze vissute da entrambi sulla propria pelle. Li mostra però dissimili per la valenza da loro attribuita all’austerità e alle regole nella vita comunitaria dei membri delle rispettive famiglie religiose: meno definite e perciò più duttili in sant’Ignazio; rigide e normate sin nei particolari in Jean-Baptiste. Un altro elemento che accomuna i due santi è la considerazione della centralità dell’istruzione e della sua gratuità come strumenti di diffusione della fede.

L’analisi condotta da Guidi fa dunque emergere un’immagine rinnovata di Jean-Baptiste de La Salle: egli fu, in realtà, personalità intrigante, dinamica, sensibile ai mali dell’epoca, ma anche in rapporto con i fermenti del proprio tempo. Seppe anche consigliare e promuovere, con un innato senso della mediazione, un dialogo proficuo con i suoi contemporanei; coltivò insospettabili collusioni con «Newton e Mazzarino, Perrault e Lafontaine, Bach e Händel, Rousseau e Voltaire» (p. 48); e nella Conduite des Écoles si manifesta la tensione costante a «rendere complementari in lui aspetti divaricanti, quali potevano essere la grazia e la severità, la rigidezza e la condiscendenza, la voglia di lavorare per il mondo (consecratio mundi) e il proposito di odiarlo (despectio mundi)» (pp. 49 s).

Occorre infine sottolineare il personalissimo stile dell’autore e la sua espressività. La sua prosa narrativa, caratterizzata da una scrittura piacevole e da un italiano forbito, coinvolgente e mai paludato, la rende fruibile anche da parte di lettori non specialisti, sciogliendo l’opera dai legacci di una destinazione esclusivamente accademica.

REMO GUIDI
Jean-Baptiste de la Salle. Oltre l’agiografia devota
Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2019, VIII-632, € 70,00.

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