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Perché l’Italia può diventare un Paese felice nonostante l’attuale momento negativo? Nel libro-intervista con il giornalista Francesco Antonioli, Andrea Illy, un nome e un brand molto noti in Italia e nel mondo, spiega le ragioni che lo inducono a essere ottimista sulle capacità dell’Italia di tornare a crescere.
Il suo pensiero si può racchiudere in una frase: «La bellezza salverà l’Italia», che riprende quella famosa del principe Miskin de L’idiota di Dostoevskij. Alla bellezza noi italiani siamo assuefatti e ci dimentichiamo che nella nostra penisola abbiamo il maggior numero di siti Unesco al mondo. Quindi, il punto di ripartenza è il patrimonio culturale, risorsa su cui altri Paesi non possono contare in egual misura. Una convinzione che ha portato Illy a contribuire alla costituzione, nel 2014, della «Fondazione Italia Patria della bellezza», intesa non solo in senso estetico, ma come sinonimo di eccellenze e potenzialità del nostro Paese. In questa prospettiva, il turismo, a suo parere, diventa centrale e strategico per rimettere in moto l’economia.
Innanzitutto, secondo Illy, occorre cominciare a guardare il mondo con occhi diversi ed elaborare un’idea di felicità che non significhi soltanto una vita fatta di ricchezze ed emozioni, ma che sia più vicina al concetto cristiano di una felicità altruista e inclusiva. In Sudamerica, egli afferma, la gente è più felice che in altri posti del mondo. I popoli latino-americani, pur avendo una vita più semplice, hanno un senso della famiglia e della comunità, e quindi della solidarietà, più sviluppato dei popoli tendenzialmente più consumistici.
Questo non vuol dire che Illy condivida la tesi della decrescita felice; anzi, la respinge fermamente. Nonostante il suo approccio positivo, egli è consapevole degli ostacoli che presenta l’avvio di nuovo percorso e ritiene che l’ostacolo più difficile da superare sia quello della redistribuzione della ricchezza che cresce in misura sempre meno equa e più disuguale, «a sfavore delle periferie del mondo e della società».
Inoltre, le comunità tradizionali, quelle che insegnavano la convivenza, sono state svalutate e sostituite da comunità nuove, meno strutturate sotto il profilo delle regole e dei princìpi. A causa della «liquidità» della nostra società ci sono sempre meno punti fermi. Per poter essere felici i cittadini hanno bisogno sia di una prospettiva serena di futuro sia del senso di sicurezza sociale, che possono essere proposti solo da un governo illuminato.
La capacità di Illy di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e di non perdere la fiducia gli ha consentito di affrontare gli anni più difficili della crisi vissuti dalla sua azienda senza fare ricorso alla cassa integrazione o ad altri ammortizzatori sociali, ma stringendo la cinghia, tagliando costi discrezionali e agendo sulla riorganizzazione.
Nella sua conversazione egli si sofferma anche su temi come la necessità di difendere la famiglia, perché è al suo interno che si sviluppano l’educazione, il senso del dovere e il senso di comunità; e la necessità di ricostruire la classe dirigente italiana e dei princìpi etici nella gestione dell’impresa.
L’ultimo degli otto capitoli è dedicato ai millennial, ai quali Illy rivolge l’incoraggiamento a essere il cambiamento che vorrebbero vedere nel mondo e a guardare al futuro con maggiore fiducia. If you can dream it, you can do it («Se puoi sognarlo, puoi farlo»): il motto di Walt Disney è il suo auspicio.
ANDREA ILLY
Italia Felix. Uscire dalla crisi e tornare a sorridere
Milano, Piemme, 2018, 228, € 18,50.