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«Sul basamento della statua di santa Teresa in preghiera che si trova nel recinto delle carmelitane nel cimitero di Lisieux sono incise queste parole: “O mio Dio, hai superato ogni mia aspettativa e io voglio cantare le tue misericordie”» (p. 140). Francesco d’Assisi rifiuta l’onore del sacerdozio, ma «dichiara di preferire a tutti gli angeli il più umile dei presbiteri». Egli, come ricorda san Bonaventura, «crede di sentire accanto a sé la continua presenza dell’Amato» (p. 72).
Teresa di Lisieux (1873-97) e Francesco d’Assisi (1181/2-1226), nonostante la distanza di secoli che li separa, sono vicini. Lo fa notare in questo libro Dominique Blain, francescano. Il sottotitolo specifica bene il contenuto: «La spiritualità della fiducia in Teresa di Lisieux e Francesco d’Assisi». Non è un confronto tra due giganti della spiritualità cristiana, ma un discorso inteso a cogliere il senso di una grande avventura, ispirato dall’intima esigenza di riflettere sulle radici profonde di realtà e vicende umane, spirituali e religiose.
Blain lavora come biografo e come storico: si basa sugli scritti del francescano Stéphane-Joseph Piat (1899-1968) su santa Teresa di Lisieux, e sulle fonti francescane e, attraverso riferimenti a studiosi degli uni e delle altre, costruisce un notevole saggio storico e teologico. Un saggio su molteplici temi da leggere nella sua sostanziale unità: le beatitudini, la pace, l’amore per Dio e per gli uomini, il creato. I due santi «si incontrano nel senso di meraviglia che provano di fronte alla natura e che li spinge a celebrare anche il più semplice fiorellino» (p. 17). L’A. pone l’accento sulla povertà e sull’umiltà, due virtù che vanno insieme: l’una come liberazione da interessi mondani, e l’altra come apertura alla fiducia e all’abbandono in Dio.
Con questo libro Blain compie un suggestivo viaggio nella storia religiosa italiana e francese, ne illumina i momenti più intensi e ne coglie l’attualità.