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L’autrice torna a parlare di usura con un libro che sembra un romanzo inventato, costruito tra paure e insidie, ricatti e minacce, mentre è la storia vera di Riccardo. Alla fine il lettore arriva a comprendere che l’usura è una trappola scavata nella strada sulla quale le persone camminano.
La storia di Riccardo, infatti, è quella di tanti altri: inizia con la fiducia riposta in un truffatore, che lo incoraggia a fare un investimento sbagliato. E da quel momento la sua vita diventa un incubo esistenziale, che lo porta al silenzio e all’umiliazione, fino a fargli sorgere il pensiero di togliersi la vita. Per le banche Riccardo diventa un numero, per le persone che lo circondano è un uomo dappoco. Ma quando sta per toccare il fondo, egli ha la capacità di risalire, perché glielo suggerisce la coscienza. Così la liberazione inizia da due scelte interiori: farsi accompagnare e, soprattutto, denunciare gli usurai.
La Fondazione Antiusura è stata di grande aiuto per Riccardo. Nella parte finale il volume ne spiega i fini e il metodo di accompagnamento, anzitutto attraverso una rete di solidarietà per le vittime e per le loro famiglie, che offre «soluzioni nascoste dietro il problema», grazie all’aiuto di avvocati, contabili, psicologi e così via. È questo il patrimonio silenzioso che offrono le Fondazioni riunite nella Consulta Nazionale Antiusura «Giovanni Paolo II», organismo socio-assistenziale della Conferenza episcopale italiana.
Secondo le stime di questa, le famiglie indebitate per 30 miliardi di euro ne hanno dovuto restituire 66; le imprese del settore del commercio che avevano richiesto 5 miliardi ne hanno restituiti 11; le imprese agricole che avevano richiesto 2,25 miliardi ne hanno dovuto restituire 4,95. Il totale ammonta a 81,95 miliardi ed è pari a 5,5 punti del Pil.
Tutto questo può essere taciuto? Per quale motivo la stampa preferisce non trattare tale argomento? Perché a livello culturale si preferisce parlare di prestito, di amici, di benefattori, invece di parlare di «usura» e di «usurai»? L’usura è alimentata dalla paura, dal ricatto e dalla solitudine. Il siero del suo veleno può essere combattuto soltanto dal senso della legalità, da misure legislative severe e da misure di sicurezza certe, ma anche da misure di giustizia riparativa, per dare la possibilità agli usurai di restituire ciò che hanno indebitamente sottratto.
Nella Divina Commedia, gli usurai sono collocati da Dante nel terzo girone del settimo cerchio dell’inferno, dove vengono gettati «i violenti contro Dio». La Chiesa condanna l’usura senza riserve. Papa Francesco l’ha definita «piaga sociale che ferisce la dignità»; e nell’udienza del 29 gennaio 2014 ha rivolto un pensiero alle vittime degli usurai: «Non è umano che le famiglie non possano mangiare per pagare i debiti».
Questo libro dimostra che si può uscire dal tunnel dell’usura.
MICHELA DI TRANI
Il riscatto. Fuori dal tunnel dell’usura
Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2018, 160, € 16,00.