RECENSIONE

IL PENSIERO INVOLONTARIO NELLA SOCIETÀ IRRETITA

Il pensiero involontario nella società irretita

Enrico Paventi

Quaderno 4086

pag. 541 - 542

Anno 2020

Volume III

19 Settembre 2020
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Giunti al termine della propria vita, gli esseri umani tendono a esaminare la loro permanenza su questa terra volgendo lo sguardo all’indietro: cercano cioè, in primo luogo, di analizzare quel che resta del loro passaggio. Più precisamente, tentano soprattutto di sottoporre a un’attenta indagine ciò che «ricordano» di essere stati.

Secondo Franco Ferrarotti, il principio di Cartesio, che ha dato origine al pensiero scientifico e in generale alla riflessione filosofica dell’età moderna, va dunque in profondità: non più cogito ergo sum, bensì reminisco, ergo sum. In altri termini, la memoria è un elemento di fondamentale importanza, in quanto costituisce l’essenza e la testimonianza del contributo che, attraverso la sua presenza, il singolo individuo ha fornito al mondo.

A suo avviso, però, la capacità di ricordare si trova esposta oggi ad attacchi continui e, di conseguenza, «sta diventando rapidamente obsoleta. Non serve più. Ci sono i nastri magnetici, le registrazioni elettroniche. C’è il file del computer. C’è l’enciclopedia di Internet. I flussi comunicativi in tempo reale sono le nuove “autostrade” della mente» (p. 23).

In questo scritto, che si caratterizza per la lucidità dell’analisi e l’incisività della scrittura, lo studioso osserva inoltre come, ormai da anni, vada facendosi sempre più stridente il contrasto fra la logica della riflessione e della lettura – fondata sul silenzio e sulla capacità di analizzare con il necessario distacco l’oggetto della meditazione – e quella dell’audiovisivo, che si basa invece sull’immagine preconfezionata, replicabile all’infinito a fini pubblicitari e orientata alla manipolazione della psicologia delle masse. Conclude lo studioso: «Sembra in effetti ormai accertato che la logica dell’audiovisivo e dell’immagine sintetica stia per sconfiggere la cultura del libro e della lettura, la “civiltà della bookishness”» (p. 15).

Un processo che, probabilmente, finirà col provocare nel singolo individuo sia una diminuzione della sua capacità di produrre ed elaborare idee sia il pensare in maniera involontaria. Non appare esagerato ipotizzare che a quel punto, a causa di un simile impoverimento subìto dalla propria creatività, la società si avvii a essere condannata a vivere una condizione contrassegnata da minore vivacità e immaginazione: più che a una società liquida, dunque, saremmo di fronte a una società irretita.

Stimolato dai contributi di Socrate e Bergson, Platone e Kant, Hegel e Cassirer, McLuhan e molti altri autori, Ferrarotti sottolinea in proposito come stia avendo luogo un vero e proprio genocidio culturale, di cui sono vittime intere generazioni.

Come reagire di fronte a quella che sembra una deriva ormai inarrestabile? Secondo l’autore, dobbiamo cercare di resistere a essa e sforzarci di coltivare la nostra memoria personale alla stregua di un contropotere. Infatti, sapendo che qualcuno rammenterà per noi, noi tenderemmo a fissare qualcosa nella nostra mente senza attribuire a questo atto l’importanza che esso merita; dimenticheremmo così ben presto quanto abbiamo appreso. A noi esseri umani non resta invece che tentare di muoverci nella direzione opposta, giacché siamo soltanto ciò che «ricordiamo» di essere stati.

FRANCO FERRAROTTI
Il pensiero involontario nella società irretita
Roma, Armando, 2019, 96, € 12,00.

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