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Questo libro è un vasto reportage sull’evoluzione-ibridazione – da qui il titolo dell’animale mitologico greco – delle mafie (in particolare, della ’ndrangheta, l’associazione criminale più estesa, ramificata e potente al mondo)nell’era dell’informazione tecnologica e dell’automazione. Il focus riguarda lo spazio digitale che, per le mafie, è terreno fertile.
Particolare interesse degli AA. è illustrare l’esponenzialità spettacolare dei boss criminali, da Facebook a Youtube, da Instagram a TikTok: dal 2016, sui social si afferma la Google Generation Criminale, ossia l’«interreale» mafioso. Nel libro vengono presentate una semiotica e una semantica dell’attuale cultura criminale mafiosa nell’era digitale, con profitto economico, indicando, tra l’altro, l’intercettazione dei pizzini del terzo millennio, ovvero la messaggistica su piattaforme criptate.
Nella visualizzazione digitale di autopresentazione delle mafie c’è una manipolazione profonda dell’informazione per occultare l’identità vera mafiosa quale sistema di potere integrato tra politica, imprenditoria e finanza: grazie alla massoneria. L’interrelazionalità criminale si realizza, oggi, nella cosiddetta onlife, ossia nell’ambigua interazione continua tra la realtà materiale-analogica e la realtà virtuale-interattiva.
La Google Generation Criminale usa le potenzialità dei social in un processo antropologico di acculturazione criminale metatecnologico fondato sulla condivisione: uno scopo evidente è la brandizzazione del clan. Da qui l’urgenza di una censura, ossia di un’educazione al riconoscimento della manipolazione delle emozioni e dei valori operata dall’idealizzazione criminale. La comunicazione digitale mafiosa è spesso incompiuta, obliqua, implicita, metaforica, allusiva, non verbale: soprattutto per eludere indagini investigative.
I mafiosi perlopiù non sono colti, né tecnologicamente competenti; tuttavia, alcuni loro giovani si formano in università eccellenti del mondo, per cui essi si avvalgono di avvocati, commercialisti, consulenti, uomini di istituzioni, bancari e banchieri. Nel cybercrime, la figura fondamentale di collaborazione criminale è l’hacker, per una varietà di tecniche sofisticate al fine di accedere senza autorizzazione a informazioni utili a frodi, furti, estorsioni e altre attività illegali. Attività crescenti sono il phishing – forme di attaccamento informativo o truffa online – e il malaware – software malevolo che danneggia i sistemi informatici –, che possono presentarsi strumentalmente connessi. Le mafie evolute nello spazio cibernetico hanno strutture organizzative flessibili, che vivono in networking e in coworking: attraverso metaversi e algoritmi quantistici, usando l’intelligenza artificiale.
La ’ndrangheta, quindi, secondo gli AA., è definibile come «un’organizzazione competente e non delimitata, fortemente malleabile e resiliente, in grado di cogliere le falle del sistema finanziario globale e di creare partnership solide con broker di vari livelli».
La criminalità organizzata è finanziariamente orientata verso il Fintech e, in particolare, verso le criptovalute, che consentono una gestione decentrata delle transazioni, evitando l’intermediazione delle istituzioni finanziarie tradizionali. Le criptovalute sono una sorta di contante digitale: il Bitcoin è la più nota.
La fonte principale di ricchezza delle mafie è sempre il traffico di droga. Attualmente l’attenzione criminale è per le droghe sintetiche: l’eroina è stata soppiantata dal fentanyl. Il trend delle sintetiche è in crescita a livello mondiale. Gli AA. descrivono così la geopolitica delle droghe: «Il più grande produttore di eroina (Afghanistan) […] dialoga e rassicura il più grande produttore di fentanyl (Cina), e indirettamente i cartelli messicani». La distribuzione di droghe si dà nel dark web: in una sorta di Amazon, in cui è possibile acquistare di tutto con l’uso fraudolento di informazioni, transando illecitamente.
Questo libro si fa apprezzare per un’attenta e consapevole presentazione della situazione allarmante delle attuali organizzazioni mafiose ibride, in virtù di dati investigativi delle forze di polizia, nonché dell’esperienza giurisdizionale in Italia e nel mondo. Gli AA. sono convinti che «solo tramite la conoscenza, la consapevolezza e il rifiuto collettivo di concedere spazio […] alle forze criminali è possibile nutrire speranze per un futuro migliore. […] La storia ci ha dimostrato che, quando la società si unisce per affrontare minacce comuni, può ottenere risultati straordinari. È decisamente possibile costruire un futuro in cui le mafie ibride siano meno forti. Tuttavia, questa speranza deve essere accompagnata dall’azione».