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L’itinerario percorso in questo libro da Geraldina Boni, professoressa di Scienze giuridiche all’Università di Bologna, trae origine dagli appelli del Papa e dei vescovi affinché ogni battezzato prenda coscienza di essere pienamente corresponsabile della missione della Chiesa nel mondo.
Si tratta di richiamare tutti i fedeli al loro ruolo centrale nell’edificazione del Corpo di Cristo. In particolare, il loro contributo oggi è divenuto indispensabile al fine di conseguire il «buon governo nella Chiesa». Questa è una espressione sintetica e assai pregnante di contenuti che deve tradursi, anzitutto, nella necessità di scegliere e nominare «buoni governanti».
Nel corso della disamina si adotta un’accezione estremamente lata di «governo», inclusiva di tutti gli incarichi e le funzioni che attengono alla vita concreta della compagine ecclesiale, con peculiare attenzione a quei compiti – si pensi all’ambito giudiziario o a quello patrimoniale – per i quali si richiede, oltre a imprescindibili qualità vocazionali e morali, una preparazione specificamente tecnico-professionale, quindi persone realmente competenti e responsabili.
Dinanzi alla scarna e laconica normativa codiciale sul procedimento amministrativo, e in particolare sul coinvolgimento dei fedeli, con lo sguardo principalmente rivolto alla provvista degli uffici ecclesiastici o di altre mansioni nella Chiesa, l’autrice giunge a proporre il riconoscimento esplicito del dovere-diritto dei fedeli di attivarsi in prima persona, «denunciando» la mancanza di idoneità dei titolari incaricati.
Per radicare saldamente tale prospettiva de iure condendo, nel volume, oltre a desumere alcuni suggerimenti da sviluppi recenti dei diritti secolari (cfr cap. III), si illustrano vari istituti, disciplinati ampiamente dal diritto canonico nel corso dei secoli e particolarmente interessanti nell’ottica indagata. Infatti, da essi risalta chiaramente come la Chiesa si sia aperta, senza remore e sospetti, alla collaborazione fattiva di tutti i cristiani, per pervenire a decisioni ponderate in snodi importanti dell’esperienza ecclesiale: dalla prevenzione della celebrazione di matrimoni nulli all’accertamento della loro invalidità, dall’elezione di soggetti degni di essere ordinati fino alle cause di canonizzazione (cfr cap. IV).
Il cap. V, infine, è dedicato ad alcune considerazioni penalistiche, ispirate in particolare dall’esame di interventi normativi extra codiciali, che sollecitano a collaborare nella prevenzione e sanzione (anche solo disciplinare) di certi comportamenti, oppure denotano una rafforzata intransigenza nel chiedere conto delle proprie responsabilità anche ai titolari degli uffici capitali. L’autrice auspica l’inclusione nel diritto vigente di una norma che contempli la denuncia dei fedeli all’autorità ecclesiastica quale canale della notitia criminis, sia pur opportunamente circondata da garanzie (diritto alla difesa, come diritto naturale e quindi non derogabile), in funzione dissuasiva rispetto ad accuse temerarie e calunniose (onus probandi incumbit ei qui dicit).
Tuttavia, per evitare fraintendimenti, si segnala come non si tratti di un obbligo indiscriminato di denuncia, ma di un’iniziativa libera e profondamente supererogatoria, mossa unicamente dall’amore per la giustizia e il bene comune.
Essenziale, ribadisce fortemente l’autrice nelle conclusioni, è instillare nei fedeli e nella gerarchia ecclesiastica (che non può mai sentirsi e agire alla stregua del princeps legibus solutus) l’idea che le informazioni, l’ausilio e anche il pungolo gratuitamente e spontaneamente offerti da un laicato maturo e rettamente orientato non costituiscono una prepotente e indebita ingerenza nel governo ecclesiale, ma sono estrinsecazioni efficaci della solidarietà e dell’attiva compartecipazione dei fedeli alla missione della Chiesa (cfr Lumen gentium, n. 37).
GERALDINA BONI
Il buon governo nella Chiesa. Inidoneità agli uffici e denuncia dei fedeli
Modena, Mucchi, 2019, 224, € 20,00.