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Questo libro è uscito in occasione del primo anniversario della lettera enciclica Fratelli tutti (4 ottobre 2020), e ha già avuto una traduzione in inglese (2022), una in spagnolo (2022) e una in tedesco (2023). Il volume si divide in due parti: la prima (pp. 29-101) è quella più ricca di spunti teologici in rapporto con il Concilio Vaticano II (anni 1962-65); la seconda (pp. 103-234) è praticamente un commento alla Fratelli tutti, un testo basilare per conoscere il magistero sociale di papa Francesco.
Gli autori – il card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, e don Chistian Barone, docente di teologia fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana – intendono evidenziare la continuità che c’è tra il magistero di Francesco e il Vaticano II. Papa Francesco, come lui stesso ammette nella Prefazione, più che citarne i testi, ama rifarsi allo «spirito del Concilio» (p. 9); i testi rimangono sullo sfondo, e il lavoro dei due autori è stato quello di evidenziarne la rilevanza.
Tuttavia, essi non mancano di sottolineare le «novità» portate da Francesco rispetto al Vaticano II. Infatti, questo Concilio è stato interpretato in modo «selettivo», il che dimostra come «sia stato assimilato solo in parte e come rimanga ancora molto lavoro da fare» per realizzare ciò che è rimasto “incompiuto” e che “non è ancora pienamente entrato a far parte del vissuto ecclesiale”» (p. 17).
Così, il concetto di «popolo di Dio» adottato da Francesco non è solo un modo per indicare la Chiesa, quanto quello per affermare che ogni popolo, in quanto popolo, è sempre «popolo di Dio», perché «la Rivelazione di Dio si riverbera su ogni popolo, così come la luce si rifrange sulla superficie di un poliedro» (p. 22). In altre parole, «ogni identità culturale è “carne” in cui il Verbo di Dio disvela il volto del Padre» (pp. 22 s). Di conseguenza, annunciare la Buona Notizia «è riconoscere che i germi del Verbo sono già presenti nelle culture» (p. 23).
Il problema dell’ambiente, a sua volta, non è più un tema fra i tanti all’interno dei documenti magisteriali, ma riceve, con Francesco, «una rilevanza inderogabile» (p. 24). Non si tratta di dare una coloritura «verde» al messaggio cristiano, ma di coglierne la portata «sociale»: «Il destino del creato è strettamente legato a quello dell’intera umanità» (p. 24).
Anche nel campo dell’economia, «nel Magistero di Francesco si intuisce una differenza rispetto all’approccio tenuto dalla linea dei suoi predecessori» (p. 126). Non si tratta più infatti di suggerire qualche aggiustamento al sistema vigente, bensì di ridefinirlo completamente, prospettando un’economia «integrata in un progetto politico, sociale, culturale, popolare che tenda al bene comune, sottraendosi ai dettami dell’economia tecnocratica» (p. 127).
In definitiva, «il tema della fraternità umana costituisce una delle trame principali che attraversano in filigrana il Magistero di papa Francesco» (p. 111). Tuttavia, per far rinascere un’ispirazione mondiale alla fraternità e puntare a una «dottrina sociale che non si rivolga soltanto ai cattolici, ma che sia in grado di guidare tutti» (p. 116), occorre lasciare da parte ogni «ideologizzazione», «incluso il proprio credo» (p. 114), che porta solo ad atteggiamenti violenti e aggressivi, per puntare sui «valori etici e spirituali» (p. 121), quali giustizia, solidarietà, bene comune.
Alla base però c’è sempre il dono dell’amore di Dio, che per un cristiano si manifesta nella grazia di Cristo: «È carità, amore, che Dio infonde per perfezionare la natura umana – già da lui voluta e creata come ontologicamente disposta al “Tu” – affinché l’uomo impieghi, nell’esercizio della sua libertà, tutte le potenzialità di bene di cui è stato fatto destinatario» (p. 144).