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La Dichiarazione delle Nazioni Unite alla Conferenza su «L’Ambiente umano», tenutasi a Stoccolma nel 1972, identificava l’ambiente in generale con quello umano, dichiarando che «entrambi gli aspetti dell’ambiente dell’uomo, quello naturale e quello artificiale, sono essenziali al suo benessere e al godimento dei diritti umani fondamentali – non ultimo dello stesso diritto alla vita» (p. 13). L’ambiente è allora da interpretare semplicemente come quello umano? Cosa si intende con questo termine? E ancora, qual è la differenza tra l’ambiente naturale e quello artificiale? L’A., docente di Filosofia della natura presso l’Università di Torino, in questo volume cerca di dare la risposta a tali interrogativi attraverso un’analisi fondata a partire dalla riflessione occidentale sul tema e un approccio interdisciplinare.
I primi due capitoli, dal taglio introduttivo, hanno lo scopo di ricostruire una storia del termine e di esporre una trattazione filosofica dell’ambiente dei viventi. Il punto di partenza è il concetto di natura, che con le sue varie sfaccettature e significati è presente nel pensiero occidentale sin da Aristotele. Lo stesso non si può dire per il termine «ambiente», che è riscontrabile solo a partire dal XVII secolo, grazie alla nascita della scienza moderna. Tra natura e ambiente vi è una differenza sostanziale: se la prima può essere intesa come un insieme di oggetti o processi naturali, il secondo presenta invece un carattere relazionale, poiché fa sempre riferimento a qualcosa o a qualcuno. Quest’ultimo, che sia un organismo o una specie, è in un rapporto di armonia con la realtà in cui è situato. Tra i due viene a crearsi una relazione, ed entrambi si sviluppano e si modificano a partire da tale rapporto. La relazione allora non è statica, ma in continua trasformazione.
La questione del cambiamento in riferimento all’ambiente ha assunto una sempre maggiore importanza anche grazie alle riflessioni ecologiste: se tradizionalmente, all’interno di un’ambiente, veniva individuata una certa stabilità o equilibrio, oggi a tale concezione si preferisce l’idea di un ecosistema considerato come una realtà persistente, in grado di subire dei cambiamenti e di reagire a essi in termini di resilienza. La distinzione tra un’ambiente naturale e uno umano è solo una delle determinazioni che aiutano a comprendere la complessità di questo concetto. Una seconda determinazione è quella relativa al micro e macro-ambiente, che sono posti in relazione tra loro e comunicano con il soggetto.
Gli ultimi tre capitoli del volume analizzano l’ambiente umano nella sua componente naturale e artificiale. L’uomo ha la facoltà di intervenire in entrambe le dimensioni, alterandole attraverso informazioni acquisite sia geneticamente sia culturalmente. Il processo di accelerazione dello sviluppo dell’ambiente umano avviato negli ultimi due secoli, che ha portato a una crescita della vita media, a migliori condizioni fisiche e all’aumento della popolazione, è frutto di uno sviluppo esponenziale del dato culturale. Se la trasmissione genetica procede in una sola direzione (dai genitori ai figli) e richiede almeno due generazioni, quella culturale, fatta di conoscenze, competenze e abilità, richiede un tempo più breve e avviene oggi anche a livello planetario. L’ambiente umano, quindi, che è parte di quello globale, ha la dimensione culturale come elemento centrale del suo sviluppo.
La questione ambientale ha assunto oggi un peso tale da richiedere un ripensamento delle categorie ontologiche ed etiche. In questo volume la questione viene esaminata attraverso un esempio tratto dall’attualità. Le politiche per mitigare gli effetti del cambiamento climatico chiedono di limitare un’eventuale crescita economica – anche dei Paesi più deboli –, per rispondere alle scelte delle generazioni passate e per migliorare la qualità della vita delle generazioni future, e in questo senso la politica ambientale chiede di concepire come reali persone che non esistono ancora.
L’A. sostiene che l’attuale crisi ambientale mostra come lo spazio umano e quello naturale siano legati tra loro. Questa crisi segna un cambiamento epocale non solo nella storia umana, ma anche in quella del Pianeta. Nei passaggi avvertiti come epocali spesso avviene un ripensamento delle categorie del pensiero, e oggi le categorie di ambiente, ambientalismo e natura chiedono di essere rielaborate per rispondere alla crisi in atto.