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La ricerca presentata in questo libro è stata promossa dalla Fondazione Migrantes e condotta sul campo dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi superiori. È la prima in Italia che si occupa in maniera ampia e dettagliata di giovani e giovani adulti, raccoglie le loro opinioni, le loro esperienze sui temi dell’immigrazione, della cittadinanza, delle differenze, le loro ansie per il lavoro e il futuro. I risultati vengono analizzati e illustrati da docenti e ricercatori universitari di sociologia e da esponenti dell’Osservatorio.
L’indagine è stata condotta su un campione di 204 giovani fra i 18 e i 29 anni, distribuiti su tutto il territorio nazionale: 144 di loro italiani per nascita (ITN) e 60 con background migratorio (ITM), provenienti da 28 diversi Paesi del mondo e che hanno acquisito la cittadinanza italiana per nascita e residenza, matrimonio o naturalizzazione.
Il dato che risalta di più in diverse riflessioni contenute nel testo è l’atteggiamento positivo verso lo straniero, il diverso da sé, che i più giovani manifestano. Alcuni di loro rifiutano il termine «immigrato», attribuendogli un’accezione negativa. I millennials, in particolare, vengono definiti una generazione con caratteristiche proprie. «Nativi cosmopoliti», che hanno conosciuto l’immigrazione fin dalla loro infanzia e, per motivi anagrafici, sono nati e cresciuti in una società globalizzata, multietnica e multiculturale, utilizzano le nuove tecnologie della comunicazione per connettersi con il mondo intero, si spostano con facilità per motivi di studio o di lavoro; per questo vengono definiti «generazione mobile» (p. 140). Non conoscono la società precedente; perciò la nostalgia non li sfiora e il loro sguardo è rivolto al futuro.
Un atteggiamento di apertura e una pressoché totale assenza di sentimenti discriminatori emergono dai giovani che vedono favorevolmente la concessione della cittadinanza agli immigrati presenti in Italia: ben 194. Soltanto 10 – due dei quali italiani con background migratorio (ITM) – hanno manifestato la loro contrarietà per sentimenti personali di amarezza.
Il dato negativo riguarda la «sostanziale scarsa informazione» (p. 103) sulle religioni, compresa la propria, che accomuna i giovani di qualsiasi provenienza geografica e, stando al sondaggio, si configura come un limite generazionale, conseguenza di un clima laico e secolarista.
Significative sono le risposte degli intervistati ai luoghi comuni scelti volutamente per il loro carattere iperbolico. Alcuni reagiscono con imbarazzo, mentre i più critici respingono la provocazione. In generale l’opinione è fortemente influenzata dai media, in particolare dal dibattito politico e dalle immagini degli sbarchi e delle condizioni disumane dei centri di detenzione. Mentre i più giovani (15-24 anni), pur essendo consapevoli di avere di fronte una vita tutta in salita, restano ottimisti, non lo sono altrettanto i giovani adulti (25-34 anni), che sono disorientati e afflitti dal senso di incertezza e pensano di cercare una professione all’estero.
Felicemente italiani. I giovani e l’immigrazione
a cura di RITA BICHI – PAOLA BIGNARDI – FABIO INTROINI – CRISTINA PASQUALINI
Milano, Vita e Pensiero, 2018, 184, € 16,00