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La necessità di interrogarsi sulla coscienza europea apre la riflessione di questo libro di Eugenio Mazzarella, e pone al centro, sin dall’inizio, il modo in cui la pressione dei processi geopolitici ha indebolito l’identità europea.
Il testo si articola in tre sezioni, che trovano il loro punto di convergenza sul rapporto tra Europa e cristianesimo. La prima sezione, dal titolo «Cristianità o Europa», non ci pone di fronte a un aut aut, ma intende sottolineare che l’Europa costituisce la più grande piattaforma dei diritti umani, civili ecc., che la storia della civilizzazione abbia mai conosciuto.
Questa Europa, depotenziata da una crisi della ragione, ha subìto al contempo una sorta di «deficit spirituale», dimenticando che il cristianesimo rappresenta la sua esperienza fondativa storico-spirituale. In questo contesto, la tradizione cristiana o, meglio, ebraico-cristiana, non si presenta come una categoria univoca che inglobi in sé ogni differenza, ma nel suo fondamento plurale.
Da un lato, l’autore riprende Guardini riguardo alla crisi dell’epoca moderna; dall’altro, il riferimento a pensatori quali Habermas, Rawls e Todorov riafferma un pluralismo fondativo in grado di riconoscere che il contenuto etico cristiano è la radice dello stesso pluralismo dell’epoca dei Lumi.
Per questo Europa e cristianità si sovrappongono: nel suo contenuto il cristianesimo rappresenta quel sentire in cui si rende possibile l’accoglienza dell’umano. Il cristianesimo emerge allora qui con la sua originaria peculiarità, per cui è cristiano ciò che è profondamente umano. Tra la potenza della ragione argomentativa, donata alla cultura occidentale dalla filosofia greca, e «il costrutto della forma giuridica» di Roma, il sentire fondativo costituisce l’anello di congiunzione, in cui la pluralità si riconosce nella medesima umanità.
L’Europa, ovvero la cristianità, come afferma l’autore, nasce esattamente in questo genio dell’accoglienza dell’umano. In queste analisi ritroviamo l’idea di un’Europa chiamata al dialogo e a costruire ponti. Ciò è possibile, d’altra parte, se non dimentichiamo quella che può sembrarci un’ovvietà: l’Europa «deve esserci», sostiene Mazzarella.
La seconda parte del libro è dedicata alla considerazione di un dato ineludibile, rappresentato dal calo demografico europeo, per cui ci ritroviamo di fronte al pericolo concreto che l’Europa non sia più «generativa», ma si identifichi ormai con il tipo sociale del vivente terminale.
Le idee, i valori su cui essa stessa si è costruita richiedono al contempo la posizione di un problema che tenga conto dei dati: l’urgente questione demografica, pensata come condizione e sostegno di tali valori. L’attenzione all’istanza generativa rappresenta così l’invito a porre nell’agenda politica europea quelle domande a partire dalle quali i governi dovranno necessariamente ripensarsi: «Può interessarsi davvero al futuro dei suoi figli una società che non li fa? E può essere accogliente una società che non accoglie più neanche se stessa?» (p. 51).
Attraverso queste domande siamo condotti nella terza parte del libro, dedicata alla possibilità di pensare un nuovo «spazio» geopolitico del cristianesimo. L’autore si confronta, infatti, con la pastorale di papa Francesco, ricercando in essa un altro modo di abitare il mondo. Lo stesso «pauperismo» del Papa viene così presentato in un’ottica geopolitica, dove il ritorno all’annuncio evangelico ha una valenza politica e può coniugarsi, in qualche modo, con un liberalismo che non si appiattisca sul mero liberismo di mercato, ma sia in grado di valorizzare nuovamente la propria vocazione fondamentale: la dignità e l’inviolabilità della persona umana.
Il secondo punto che l’autore richiama è la pastorale della pace, intesa anch’essa come via d’uscita a una modernizzazione aberrante, per dare voce alla sete di pace inscritta nel cuore dell’uomo. Ascoltando questa voce, è allora possibile rilanciare l’Europa dello spirito, un’Europa che possa realizzare l’utopia della diffusione della dignità della persona e dei suoi diritti.
D’altra parte, il cristianesimo non si attesta come un non-luogo al di fuori dell’umano, ma può ritrovare uno spazio spirituale e insieme politico-culturale. L’ecumene cristiana rappresenta esattamente lo «spazio» geopolitico al servizio dell’ecumene umana. Per questo, essa può ancora provare a rispondere alla domanda posta, a suo tempo, da Karol Wojtyła: «Ho combattuto tutta la vita contro il comunismo, ma ora che il comunismo è caduto, mi domando chi difenderà i poveri» (p. 73, nota).