|
Il libro di Simone D’Agostino intende esaminare «in senso prospettivo» (p. 25) tre opere: il Novum organum di Francis Bacon, il Discours de la méthode di René Descartes, il Tractatus de intellectus emendatione di Baruch Spinoza. L’obiettivo è cercare di far emergere dai testi le dinamiche «proprie degli esercizi spirituali» e affrontare, al contempo, una lettura comparata. L’analisi delle opere qui proposta riesce a tenere insieme i tre filosofi in un discorso che non riguarda semplicemente le reciproche influenze tra un’opera e l’altra, ma si snoda attraverso un filo conduttore: la riflessione filosofica moderna si presenta come un tentativo di trasformazione del Sé, e non unicamente come un’elaborazione dottrinale.
Nella prima parte del volume l’A. presenta un prospetto della Instauratio magna, soffermandosi sul Novum organum. Emerge subito che l’opera di Bacon non va letta semplicemente su un piano epistemologico, né può essere legata solo al metodo scientifico: essa è piuttosto un progetto di restaurazione integrale del sapere e, soprattutto, come osserva l’A., intende ricongiungere l’ambito conoscitivo e quello morale attraverso il contatto con la realtà. Quest’ultimo aspetto risulta di fondamentale importanza, perché Bacon cerca d’intraprendere una rifondazione del sapere e una «nuova via»: la nuova logica, di natura pratica, agirà come potenza trasformatrice della realtà. Si tratta allora di «riformare» l’intelletto, le sue deformazioni, in ascolto della natura, perché da essa sorga un’autentica ratio.
A partire da queste osservazioni, possiamo sottolineare innanzitutto l’idea che in questa ricerca è coinvolto il soggetto nella sua interezza. La riflessione filosofica non si presenta come una conoscenza di dati o come un’elaborazione concettuale che non incide sulla natura dell’uomo, ma il conoscere si congiunge alla morale e trasforma il soggetto. Lo stesso metodo induttivo rappresenta una pratica – osserva l’A. – che implica una restaurazione della mente.
Dopo l’analisi del testo di Bacon, viene quella del Discours de la méthode di Descartes. Qui osserviamo immediatamente che l’intento del filosofo francese è quello di tracciare un itinerario volto a liberare la mente da pregiudizi e precomprensioni, come un esercizio spirituale in cui l’ascesi avviene mediante la conoscenza, ordinata alla ricerca della verità. La questione chiave dunque, anche in questo caso, sembra essere l’intreccio tra morale, metafisica e conoscenza. La stessa morale, sottolinea l’A., è un riflesso vero e proprio della metafisica cartesiana (cfr p. 109). Risulta così fondamentale il ruolo dell’intelletto rispetto alle altre facoltà – in particolare al senso e all’immaginazione –, perché esso soltanto può conoscere la verità. Per questo il metodo costituisce, per così dire, l’opera ordinante della ragione, ciò che le garantisce la direzione e la corretta condotta (cfr p. 128).
In questo contesto, va osservato il criterio ultimo che orienta la ricerca della verità: l’evidenza razionale applicata agli oggetti metafisici. Un’evidenza fondante rispetto a qualsiasi evidenza sensibile. Qui la possibilità di trasformazione del soggetto si trova in ciò che trascende la nostra sensibilità: l’esistenza di Dio, da cui ogni altra «evidenza» discende.
L’ultimo testo esaminato è il Tractatus de intellectus emendatione di Spinoza, al cui centro vi è ancora un discorso sull’intelletto, da emendare sotto un certo aspetto, ma anche e soprattutto da condurre verso una nuova via di conoscenza. Come fa notare l’A., il testo propone un passaggio da uno stile di vita comune al modo di vivere della filosofia. L’intelletto ha il ruolo di liberare la mente, anzi costituisce una vera medicina mentis mediante la sola potente azione dell’intelligere. Il metodo infatti consiste in una liberazione da false, finte, dubbie idee, fino allo sviluppo delle piene e autonome capacità dell’intelletto, attraverso un esercizio che va dall’esperienza alla riflessione, e dalla riflessione all’esperienza.
In conclusione, possiamo notare che in questo volume, con la disamina delle tre opere di Bacon, Descartes e Spinoza, emergono innazitutto l’esigenza di superare una vecchia visione della filosofia moderna e l’idea che, in realtà, emendare e purificare l’intelletto conducono alla trasformazione del soggetto. In secondo luogo, in queste opere, come mette in risalto l’A., incontriamo delle regole di vita che hanno come fine l’assunzione di una nuova visione del mondo e la «cura dell’anima». L’obiettivo ultimo sembra essere allora un vero e proprio autodominio, una «soteriologia», che intende realizzarsi come perfezione della natura umana. La filosofia moderna si presenta qui, nella congiunzione di ascesi e verità, come un vero itinerario di riforma di sé (cfr p. 224).
SIMONE D’AGOSTINO
Esercizi spirituali e filosofia moderna. Bacon, Descartes, Spinoza
Pisa, ETS, 2017, 260, € 21,00.