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L’A., docente di ingegneria informatica al Politecnico di Torino, traccia un profilo dell’avvento progressivo dello smartphone, delle sue caratteristiche uniche e delle sue ricadute a livello tecnico, culturale, economico e politico. Dopo averne presentato l’anatomia (pp. 31-62), gli antecedenti storici e le modalità con le quali viene prodotto e commercializzato (pp. 63-108), il libro si sofferma ad analizzare le conseguenze della sua progressiva e inarrestabile diffusione.
Le grandi possibilità dispiegate dallo smartphone – ben conosciute da ogni consumatore, visto il numero di ore che vi trascorre – richiedono tuttavia anche di considerarne i costi, che risultano essere molto meno evidenti. Anzitutto, il crescente tempo dedicato al suo utilizzo: 5 ore al giorno nel 2022, il 9% in più rispetto al 2021, e 1-2 ore in più rispetto al 2019. Si tratta di 1/3 del tempo in cui si è svegli. Ciò ha conseguenze sul corpo: la testa piegata in avanti con l’avambraccio contratto comporta problemi alla cervicale e dolore alle articolazioni; l’uso prevalentemente del pollice favorisce l’artrite e la «sindrome del dito a scatto […]: il pollice rimane piegato e, quando si muove, lo fa a scatto. Una condizione spesso dolorosa, che nei casi più gravi può portare al blocco del dito» (p. 115).
La luminosità dello schermo, divenuto più ampio con gli ultimi modelli, può causare problemi anche gravi all’umore e alla vista, specialmente se lo si usa di notte. In tal modo, infatti, si alterano i ritmi circadiani, rendendo più difficili il sonno e la concentrazione, e favorendo l’insorgere precoce della cataratta e della maculopatia. Per i bambini il rischio è particolarmente grave, perché il loro occhio assorbe maggiormente la luce rispetto all’adulto.
A ciò vanno aggiunte le conseguenze psicologiche, indicate dall’aumento di depressione, bassa stima di sé, comportamenti suicidari, tendenza all’isolamento; una crescita che corre parallela alla fascia di età che è praticamente nata e cresciuta con lo smartphone. Questo è il motivo per cui l’Unesco, nel luglio 2023, ha chiesto di non consentire a scuola l’uso degli smartphone, per contrastare la distrazione e il cyberbullismo.
Vi sono poi conseguenze ambientali: la vita sempre più breve di uno smartphone (in media 2 anni) incrementa la sua fabbricazione, il che incide notevolmente sull’emissione di CO2 sull’atmosfera. A ciò vanno aggiunti il trattamento spesso disumano dei lavoratori, il problema dello smaltimento e del reperimento dei metalli necessari per produrlo, la cui estrazione risulta particolarmente dannosa per l’ambiente ed è alla base di conflitti cruenti.
Anche l’enorme mole di dati cui è possibile accedere con facilità presenta non minori perplessità. Lo scandalo di Cambridge Analytica ha mostrato le possibili derive manipolative delle notifiche quotidianamente ricevute; quanto viene mostrato varia infatti a seconda dell’algoritmo che valuta, in base alle preferenze accertate dalla navigazione, cosa sarebbe meglio conoscere per ciascuno.
Ma l’aspetto più inquietante è quello del potere. Il numero enorme di smartphone presenti nel mondo (oltre 6 miliardi) è stato progettato da due sole imprese statunitensi, che ne stabiliscono le modalità di funzionamento; nazioni e istituzioni pubbliche sembrano del tutto impotenti a regolamentare lo strapotere di Apple e Android. Lo si è visto nel corso della pandemia di Covid-19, quando molti governi nel mondo chiesero di mettere a disposizione una app di tracciamento per circoscrivere i contagi; la risposta delle due imprese (su questo unitaria!) fu sconcertante: fecero sapere ai governi che le regole sarebbero state dettate da loro.
Il libro presenta anche alcune proposte per un rapporto più equo con questo nuovo ritrovato. Anzitutto, occorre lasciare sempre una modalità alternativa per lo svolgimento di alcune operazioni essenziali per la vita quotidiana (transazioni, visite mediche, biglietti, prenotazioni), senza dover per forza dipendere da una macchina. Inoltre, perché lo smartphone possa essere a servizio dei miliardi di consumatori piuttosto che dei pochi gestori, viene presentato un manifesto in 20 punti per favorire un maggior controllo da parte delle istituzioni. Alcuni di questi punti sono in vigore, altri lo saranno a breve (come la nuova normativa europea sui servizi digitali, che entrerà in vigore nel 2024), altri richiederanno ancora tempo, ma non possono essere disattesi. Non si tratta di fare il processo a un’invenzione, ma di andare oltre la superficialità delle cose o i facili schieramenti: «La tecnologia è per definizione un prodotto umano, e come tutti i prodotti umani può e deve essere discussa» (p. 179).