Una parola acquista il suo significato preciso nella frase di cui fa parte integrante. La parola «sale» si capisce solo nel suo contesto: «Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore?» (Mc 9,50); «chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante» (Gv 10,1). La Trasfigurazione è riferita da tutti e tre i Vangeli sinottici in termini molto simili. Eppure ciascuno la racconta a modo suo, collocandola in un contesto proprio. Il quarto Vangelo non riferisce la scena della Trasfigurazione, ma la «gloria» avvolge tutto il suo racconto. Invece, nella sua seconda lettera, Pietro ne dà una testimonianza precisa: «Infatti, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: “Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento”. Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte» (2 Pt 1,16-18).
Vangelo di Marco
In Marco, la Trasfigurazione (cfr Mc 9,2-8) si trova proprio al centro del Vangelo, ma non da sola. La pericope nella quale Dio presenta Gesù come «suo Figlio» fa da pendant a un’altra confessione, la cosiddetta «confessione di Cesarea», in cui Pietro riconosce Gesù come «il Cristo» (cfr Mc 8,27-29). Le due confessioni vanno di pari passo, sono complementari. Una sale dalla terra, l’altra scende dal cielo; la prima è espressa da un uomo, la seconda da Dio. Nella tradizione dell’Antico Testamento, il «Cristo», il Messia è considerato anche «figlio di Dio». Il Salmo 2 viene citato più volte nel Nuovo Testamento, perché i discepoli vi hanno visto una profezia della regalità universale del Figlio di Dio, Gesù: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità le genti e in tuo dominio le terre più lontane» (Sal 2,7).
I due nomi o attributi di Gesù, «Cristo» e «Figlio di Dio», riprendono, al centro del Vangelo di Marco, quelli che sono giustapposti all’inizio del suo Vangelo, nel primo versetto, considerato da molti come il suo titolo: «Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio» (1,1). Questi stessi due nomi saranno ripresi
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