La Famiglia Francescana ricorda gli Ottocento anni dalla morte di san Francesco indicendo una celebrazione che abbraccia un cammino di quattro anni. Quest’anno si commemorano l’approvazione definitiva della Regola, da parte Onorio III nel 1223, e il Natale di Greccio. Il prossimo anno verrà proposto il ricordo delle Stimmate, mentre il 2025 e il 2026 saranno dedicati rispettivamente al Cantico di Frate Sole e al pio transito.
Qui si vuole ricordare l’origine del presepe di Greccio che, pur non essendo – come da molti si vuole – il primo dei presepi, ha tuttavia un’importanza notevolissima nella storia della pietà popolare.
La contrada di Greccio
Nel 1223, nella contrada di Greccio, tornando forse da Roma, dove era stato ricevuto da Onorio III per la conferma della Regola,Francesco vuole fare memoria della nascita di Gesù. Qualche anno prima era stato in Terra Santa, dove aveva conosciuto l’ambiente in cui Gesù era nato e vissuto. Inoltre a Roma, dove si era recato per l’approvazione della Regola, potrebbe aver visitato a Santa Maria Maggiore l’Oratorio dedicato alla Natività[1]. Nelle grotte e nelle valli reatine egli ritrova un’atmosfera atta a ricreare l’ambiente di Betlemme. La festa della Natività è per Francesco la «Festa delle feste, il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato a un seno umano»[2]. Perciò egli, più di tutte le altre solennità, «celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù»[3].
La fonte principale più antica si trova nella Vita beati Francisci di Tommaso da Celano, già pronta pochi mesi dopo la canonizzazione di Francesco, avvenuta nel luglio del 1228. Erano passati due anni dalla morte del Santo e il racconto dista pochissimo dall’evento, celebrato cinque anni prima, nella notte del 25 dicembre 1223. Tale «racconto della celebrazione del Natale apud castrum quod Grecium dicitur è uno dei punti culminanti della Vita beati Francisci. È, sotto ogni aspetto, l’opera originale di Tommaso da Celano»[4].
L’episodio ha una breve ma solenne introduzione, che scopre l’intenzione di Francesco: «Osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e seguire fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l’impegno, con tutto lo slancio dell’anima e il fervore del cuore l’insegnamento del Signore nostro Gesù Cristo e di imitarne le orme. Meditava continuamente le sue parole e con acutissima attenzione non ne perdeva mai di vista le opere. Ma soprattutto l’umiltà dell’incarnazione e la carità della passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria,
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