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Secondo Recalcati, noto psicanalista di formazione lacaniana, ogni vita umana è resa tale, cioè umanizzata, da un sacrificio iniziale, che è l’evento della parola. Il linguaggio istituisce un legame con l’Altro (il Padre, la Madre, Dio, la Legge, la Società) che richiede il sacrificio di una quota di soddisfacimento pulsionale. Senza questa «castrazione» simbolica il soggetto non si può costituire come tale e non può essere incluso nella comunità umana.
Ora, di fronte alla considerazione del sacrificio simbolico originario, generalmente si schiudono due possibilità di vita: l’obbligazione compulsiva al godimento (il «godi!» di de Sade e del capitalismo, di cui l’autore si è occupato in altri volumi) o l’obbligazione al sacrificio (il «devi!» di Kant e della morale religiosa, in senso lato, che Recalacati prende qui in considerazione). In questo secondo caso l’Io vive schiacciato da un «postulato di indegnità» (p. 89), ed è sempre colpevole e meritevole di rimproveri e castighi. Così la vita diventa «pietrificata, desertificata, devitalizzata» (p. 69). La Legge, svuotata totalmente della dimensione del desiderio, viene interpretata tirannicamente dal Super-Io, e tutta la vita viene soggiogata da un fantasma sacrificale che paradossalmente ha la stessa meta pulsionale del godimento.
La meta pulsionale ha così due diverse sfaccettature: nell’obbligazione compulsiva al godimento è l’accumulo di piaceri; nell’obbligazione al sacrificio, invece, è la differenziazione dagli altri esseri umani, la sensazione di essere più vicini a Dio, l’utilizzo del proprio sacrificio e delle proprie rinunce per ottenere un beneficio superiore, oppure la cessione all’Altro dell’angoscia che scaturisce dall’uso della propria libertà.
Eppure, il godimento del capitalista e l’obbligazione al sacrificio del sacerdote (qui si intende un tipo ideale di sacerdote, descritto a più riprese dall’autore con le parole sferzanti di Nietzsche) non sono le uniche due possibilità di vita; in entrambi i casi si tratta di portare a compimento la Legge (cfr Mt 5,17): di reintrodurla nel primo caso, e di reinterpretarla nel secondo.
Grazie all’insegnamento della Scrittura ebraica e di Gesù, e grazie alla psicoanalisi lacaniana, si può sovvertire il fantasma sacrificale. Già con il dramma di Abramo – sacrificare Isacco o sacrificare l’obbedienza a Dio? – il fantasma sacrificale è costretto a cedere il passo alla responsabilità illimitata dell’atto personale. Qualunque sia la sua decisione, Abramo compirà una trasgressione di ogni nozione di dovere. La responsabilità che egli si assume è nettamente antisacrificale, perché nella legatura di Isacco non c’è alcun calcolo, alcun guadagno, alcuna misura, alcuna reciprocità.
Inoltre, Recalcati, citando Jean-Luc Nancy, afferma che sulla croce di Gesù muore l’idea stessa del sacrificio, che la croce è il sacrificio del sacrificio. Come questo sia possibile, l’autore lo spiega ricorrendo allo psicanalista sloveno Slavoj Zižek, il quale sostiene che la morte di Gesù è la liberazione dalla paura della morte (che è la fonte primaria del fantasma sacrificale): «Quando abbiamo paura di qualcosa, un vero amico ci dirà qualcosa come: non aver paura, guarda, io farò proprio ciò che tu temi e lo farò gratuitamente, non perché devo, ma perché viene dal mio amore per te».
Il sovvertimento del fantasma sacrificale è infine possibile tenendo conto dell’insegnamento di Jacques Lacan. Secondo lo psicanalista francese, si tratta di disarticolare l’esistenza e passare attraverso l’inesistenza del fantasma sacrificale, per poi assumere il proprio desiderio e pensarlo non più contro ma in alleanza con la Legge, in modo che il dovere diventi la forma del desiderio. Qui, scrive l’autore, è «il punto di massima convergenza tra l’etica della psicoanalisi e quella cristiana» (p. 137), tra la domanda-appello di Lacan («Avete vissuto conformemente al desiderio che vi abita?») e l’insegnamento di Gesù sul compimento della Legge.
Molti possono essere gli ambiti di riflessione e di applicazione del libro di Recalcati: dal terrorismo del fondamentalismo islamico alla psicologia sociale del totalitarismo, dalla prassi pastorale della Chiesa ai legami coniugali, fino a questioni teologico-fondamentali e spirituali: quali tratti, quale volto, quale sguardo ha il Dio dei credenti? Egli ha l’esigenza di un creditore implacabile, che impone ai suoi fedeli una «kenosi depressiva» (Gianni Vattimo), o la misericordia di Gesù, che guarda Pietro nel momento del suo fallimento, nel momento – possiamo dire – dell’impietoso crollo di ogni suo fantasma sacrificale (cfr Lc 22,61)?
MASSIMO RECALCATI
Contro il sacrificio. Al di là del fantasma sacrificale
Milano, Raffaello Cortina, 2017, 148, € 13,00.