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Bosch è stato uno dei più originali artisti del Rinascimento. La sua fantasmagorica pittura non ha mai smesso di incuriosire e riscuotere attenzione. Per questo le molteplici iniziative per festeggiare i 500 anni dalla sua morte – organizzate dal Bosch Research and Conservation Project, attivo già dal 2007 – sono servite a ridefinire il ricco catalogo dell’artista. In Italia, la casa editrice fiorentina Giunti pubblica uno studio monografico, risultato delle indagini critiche di Marco Bussagli, il quale, come suo solito, inserisce riflessioni non soltanto stilistiche, ma anche scaturite dall’analisi interpretativa dei molteplici particolari curiosi che animano le tavole del pittore.
Nella prima parte il testo, grazie a un’agevole impaginazione, è incorniciato da numerosi dettagli fotografici, corrispondenti anche ad opere pittoriche di altri artisti di riferimento, accompagnati da didascalie esplicative.
I saggi scritti da Bussagli servono a introdurre la figura di Bosch (nato nel 1453) nel quadro storico e sociale di quel tempo, ripercorrendo la formazione del pittore nella bottega di famiglia e ricordando le sue prime opere. Bosch in realtà si chiama Jeroen Anthoniszoon van Aken, ma, dato che la sua città natale è s-Hertogenbosch nel Brabante, in alcune sue opere ha firmato direttamente «Hieronymus Bosch», nome con il quale nei secoli viene più comunemente ricordato.
Geograficamente la cittadina si trova negli attuali Paesi Bassi, mentre ai tempi del pittore, per motivi politici e dinastici, il territorio era passato dal dominio dei duchi di Borgogna (fino al 1477) a quello della casa d’Asburgo. Nella storia dell’arte, invece, la pittura prodotta in quest’area culturale – che comprende anche l’odierno Belgio – è denominata genericamente «fiamminga». Le opere di Bosch, però, si distinguono nettamente dallo stile di Jan Van Eyck, il principale esponente di tale scuola pittorica e più anziano di lui di quasi una generazione.
Bussagli, nel capitolo sulla maturità stilistica, sottolinea giustamente che, per una corretta analisi critica, bisogna considerare anche la partecipazione di Bosch, nel corso della sua vita, alla Confraternita di Nostra Signora, attiva nella sua città natale e le cui pratiche devote – era il momento storico della diffusione della devotio moderna – con i riferimenti alla morte e alla dannazione eterna hanno sicuramente forgiato il suo già vivace immaginario artistico.
Bosch, infatti, mescolava insieme, con originalità e con una forte dose di disinvoltura, sia quell’espressione artistica di derivazione medievale che utilizzava nelle prediche figure forti di monstra per definire il peccato, sia certi fermenti mistici dilaganti in quegli anni, e a volte privi di rigore dogmatico, come quelli del Libero Spirito, che forse aveva tra gli adepti appunto lo stesso Bosch.
Emergono, quindi, i maggiori temi trattati dall’artista: gli angeli e i demoni, la descrizione minuziosa della fisiognomica di ogni personaggio vivente, fino alla sua deformità, come anche la musica e la magia. L’autore giustamente commenta più approfonditamente i capolavori assoluti di Bosch, ossia alcuni trittici: l’Adorazione dei Magi, il Giardino delle Delizie e il Carro di fieno del Prado, le Tentazioni di sant’Antonio di Lisbona e gli Eremiti di Venezia.
La seconda parte del libro si sofferma ancora di più sui particolari dei quadri, passando in rassegna l’attività pittorica completa di Bosch. Dopo la tavola a piena pagina di ogni opera, seguono numerosi ingrandimenti di particolari, selezionati e commentati dall’autore.
Così ci si rende conto della ricchezza degli spunti cristiani che hanno animato Bosch e che includono slanci di profonda spiritualità insieme ad ammonimenti moraleggianti, derivanti anche dal folklore delle tradizioni popolari, molto sentite nei territori fiamminghi. L’abilità creativa del pittore non rimane però imbrigliata nella storia, ma dura nel tempo più del previsto, riuscendo a ispirare Raffaello e Bruegel, fino a Goya e Dalì.
MARCO BUSSAGLI
Bosch. Tavole di diverse bizzarrie
Firenze, Giunti, 304, 2016, € 75,00.