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ABSTRACT – La nipote di Giacomo Puccini, Simonetta (1929-2017) testimonia che l’argomento religioso nell’opera del Maestro – cioè l’espressione della religiosità in generale e delle sue convinzioni personali in materia di fede – è stato da sempre abbastanza trascurato. Eppure aiuterebbe a fare scoperte sorprendenti anche nei testi dei libretti d’opera.
Puccini fu spinto fin da giovane a comporre piccoli pezzi per organo e poi partiture per la liturgia sempre più complesse, avendo alle spalle una tradizione ininterrotta, specie da parte paterna, che può risalire fino al trisavolo omonimo, Giacomo (1712-81). Quando, a 20 anni, inizia a comporre alcuni pezzi sacri, che rimangono nel catalogo delle sue opere, Puccini sta già riflettendo sulla natura della sua arte, riscontrando un’ovvia propensione al genere sacro, secondo la tradizione secolare di famiglia, ma al tempo stesso un irresistibile fascino per il teatro d’opera.
Puccini era convinto che tutta l’arte potesse portare a Dio, come si vede dal compenetrarsi di temi musicali sin nelle sue prime composizioni per la liturgia e per il teatro, e come troviamo nelle trame di Le Villi, Edgar, Manon Lescaut, attraverso una propensione particolare a individuare una radice o un messaggio etico o religioso. Oltre ai riferimenti religiosi presenti nella Tosca o in Madame Butterfly, è con La fanciulla del West (1910) e Suor Angelica (1918) che la religiosità di Puccini diviene più evidente, assumendo una modernità di problematiche e di accenti che potrebbe coinvolgere, almeno per i contenuti provocatori, ogni ascoltatore.
Infine, il congedo con la Turandot, composta in un momento di vita molto difficile per via della malattia che poi lo porterà alla morte. Che l’amore di Liù possa leggersi in chiave non puramente terrena, ce lo suggerisce anche la riflessione di papa Francesco, in un passo dell’intervista rilasciata al direttore de La Civiltà Cattolica nel 2013, quando, per presentare un esempio di speranza, ricorda la descrizione che ne viene data in questa opera e che rappresenta il primo enigma che Turandot sottopone a Calaf: Nella cupa notte vola un fantasma iridescente. / Sale e spiega l’ale / sulla nera infinita umanità. / Tutto il mondo l’invoca / e tutto il mondo l’implora. / Ma il fantasma sparisce con l’aurora / per rinascere nel cuore. / Ed ogni notte nasce / ed ogni giorno muore!
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RELIGIOSITY IN PUCCINI
Taking as its cue from a recent study on the subject, the article tries to deepen our knowledge of an unjustly neglected or misinterpreted aspect in Giacomo Puccini’s music: the expression of religiosity in general, and of his personal convictions on matters of faith; and all this through a brief overview of his most important theatrical works and of his lesser known ones of liturgical and religious nature. The result is an unprecedented and suggestive profile of the maestro composer from Lucca.