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Nella temperie dell’Europe savante del Seicento si situano tanti Padri Minimi che «hanno prodotto opere di grande rilevanza e hanno inciso nella struttura concettuale del pensiero moderno» (p. 13). Ne hanno trattato tre insigni studiosi in un Convegno tenutosi a Paola il 25 ottobre 2019. Le relazioni costituiscono il volume – dedicato a p. Alessandro Galuzzi – che qui presentiamo.
Luca Parisoli, professore di Storia della filosofia medievale all’Università della Calabria, studia la figura di Emmanuel Maignan (1601-76): ne evidenzia l’attenzione al discorso sull’infinito e si sofferma sull’analisi del De usu licito pecuniae. Maignan, che si distanzia da concezioni medievali, sostiene che il testo di Lc 6,35 («… prestate senza sperarne nulla…») «parla in una prospettiva non economica di economia» (p. 20). Gli scritti Philosophia Maignani, opera dell’allievo Jean Seguens, e Cursus philosophicus e Philosophia sacra ci consegnano un filosofo e un matematico che sente il fascino del platonismo, un pensatore che nell’intreccio «tra metafisica e matematica, tra filosofia e scienza, può offrirci prospettive inaspettate» (p. 29).
La produzione di Marin Mersenne (1588-1648) è «vasta e pluriforme» (p. 76), scrive nel suo contributo Leonardo Messinese, docente di Metafisica alla Pontificia Università Lateranense di Roma. E non sono pochi i ricercatori che ne hanno seguito il percorso: da Robert Lenoble e Claudio Buccolini ad Augusto Del Noce e Gerhard Schneider. Messinese muove dalla lettura di Mersenne ou la naissance du mecanisme (1943) del Lenoble, di cui peraltro segnala alcuni limiti che gli studi successivi hanno rilevato, e conduce un lavoro di scavo e di analisi del contesto storico e culturale. Il saggio è un profilo di storia delle correnti teologiche, filosofiche e scientifiche del Seicento: natura, piano soprannaturale, scetticismo, libertinismo, scientismo, ateismo, deismo. Affidarsi alle sole conoscenze acquisite attraverso i sensi per Mersenne significa «squalificare» la ragione e la fede. Il filosofo caratterizza la sua apologetica in relazione alla verità delle scienze: è una svolta significativa. Utilizzare la verità delle scienze a favore della veritas christiana costituisce il «filo conduttore» del suo pensiero, che continua tuttavia a fondarsi nella filosofia e nella teologia.
Claudio Buccolini, ricercatore dell’ILIESI-CNR, studia il rapporto tra Mersenne e Descartes (vent’anni di collaborazione intellettuale e di corrispondenza). Mersenne sostiene che la metafisica cartesiana si accorda con la teologia cattolica più e meglio della Scolastica: la Scrittura ci è stata data non «per insegnarci le scienze, ma per indicarci la salvezza» (p. 112). Buccolini ricorda che l’edizione della Correspondance affidata a scienziati non contiene commenti a questioni teologiche: si tratta «di un impoverimento e di una lacuna enorme, alla quale è bene che studi di storia dell’esegesi e della teologia del Seicento pongano rimedio» (p. 113).
Ogni relazione è seguita da testi antologici (in latino, tradotti e accompagnati da annotazioni). Tra questi, si segnala l’«Epistola dedicatoria dei “Cogitata phisico mathematica”», che Mersenne da Parigi inviò a Lorenzo da Spezzano, superiore generale dell’Ordine, a Roma: essa permette di cogliere lo spirito di comunione che ispirava la vita dei Minimi di San Francesco di Paola nel Seicento in Francia e altrove.
Tre relazioni, un discorso unitario, che interroga uomini e donne della nostra epoca, che non è poi molto diversa da quella in cui sono vissuti il Maignan e il Mersenne.
Agli inizi dell’età moderna. Marin Mersenne e Emmanuel Maignan
a cura di LEONARDO MESSINESE
Siena, Cantagalli, 2020, 176, € 16,00.