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In continuità con lo spirito del Vaticano II, la Costituzione apostolica Veritatis gaudium (VG) – promulgata da papa Francesco l’8 dicembre 2017 e resa pubblica il 29 gennaio 2018 – attualizza e aggiorna la Sapientia Christiana (SC, 15 aprile 1979)[1]. Con la nuova Costituzione apostolica circa le università e le facoltà ecclesiastiche il Papa desidera mettere in moto «un rinnovamento saggio e coraggioso» per la «trasformazione missionaria propria di una Chiesa “in uscita”» (VG, Proemio, n. 3). Questo rinnovamento necessita di un processo di discernimento, di purificazione e di riforma che si realizza in dialogo con la storia e con il presente. Non solamente con la storia, perché condurrebbe a dare risposte a partire da un tradizionalismo avulso dalla realtà. Neppure solo con il presente, perché diventerebbe una riflessione senza radici (cfr VG, Proemio, n. 2).
Il duplice dialogo – con la storia e con il presente – ha lo scopo di sviluppare un nuovo umanesimo, che permetta all’uomo moderno di riconoscersi nella sua vocazione umana e trascendente (ivi). Inoltre, questo duplice dialogo che la VG auspica offre alla Chiesa la possibilità di affrontare con creatività dinamica e vitale il nostro tempo, riconoscendo, discernendo e rispondendo ai segni dei tempi.
Gli studi ecclesiastici secondo il Proemio della VG
Papa Francesco segnala in primo luogo che la riflessione e lo studio realizzati nel contesto ecclesiale non devono dimenticare il punto di partenza e l’obiettivo che si propongono: la ricerca della verità, che è Gesù Cristo, per illuminare il mondo dell’uomo in un momento concreto della storia e in un’area geografica concreta (VG, Proemio, n. 1)[2]. La riforma degli studi ecclesiastici promossa dalla VG, rimanendo fedele alla Sapientia Christiana, ribadisce che il principio di ogni percorso accademico degli studi ecclesiastici è il Vangelo di Gesù, compreso nella tradizione della Chiesa, annunciato e testimoniato nelle comunità cristiane, in dialogo con le culture, con altre confessioni religiose e con gli uomini e le donne di buona volontà che sono alla ricerca della verità.
Il Proemio della VG esprime, d’altra parte, la necessità di un rinnovamento, che si compie sulla base di ricerche e di insegnamenti interdisciplinari e fatti in rete. A questo scopo sono raccomandate opportune sinergie, e la rete delle università ecclesiastiche viene considerata una risorsa di grande importanza. La riforma degli studi ecclesiastici della VG non si limita a una mera revisione formale dei piani di studi, ma comporta una trasformazione radicale, che sarà attuata con l’apertura all’interdisciplinarietà, con il lavoro in rete e con un’attitudine al dialogo che non è scontata e non si può improvvisare, ma richiede un’attenta preparazione.
La VG, inoltre, presenta la formazione alla missione della Chiesa nel contesto di frontiere «rischiose» e nel rapporto tra fede, annuncio e cultura, ponendo il cammino dell’autocoscienza ecclesiale sulla scia del Vaticano II, in riferimento alla Sapientia Christiana. Così prendono forma, da una parte, l’invito a superare il divorzio tra teologia e pastorale, tra fede e vita e, dall’altra, il discernimento delle tensioni e contraddizioni che caratterizzano le nostre società globali e complesse.
Un rischio davvero nocivo per le istituzioni ecclesiastiche è quello di rimanere «arroccate». La VG invita le università e le facoltà ecclesiastiche a evitare questo rischio, dotandosi di centri specializzati di ricerca che arricchiscano il dialogo con le culture e le religioni. Infatti, «la teologia e la cultura d’ispirazione cristiana sono state all’altezza della loro missione quando hanno saputo vivere rischiosamente e con fedeltà sulla frontiera» (VG, Proemio, n. 5).
La convinzione dell’importanza del lavoro inter e trans-disciplinare, e del lavoro in rete sul versante accademico di una Chiesa missionaria e in uscita, comporta novità che dovrebbero essere visibili nel piano di studi delle università ecclesiastiche. Esse possono includere l’elaborazione di una teologia rinnovata e adatta all’odierno contesto sociale, culturale e interreligioso. I «laboratori per una rivoluzione culturale», di cui si parla al numero 3 del Proemio, sono indicati a questo proposito come una modalità per attuare il rinnovamento degli studi ecclesiastici e della teologia[3], e saranno certamente una sfida impegnativa che richiederà creatività e tempi lunghi di sperimentazione e di elaborazione.
La teologia secondo il Proemio della VG
Il Proemio della VG presuppone la comprensione e l’interiorizzazione spirituale, intellettuale ed esistenziale del kerygma, e promuove una teologia aperta e in dialogo e un modo nuovo di fare teologia, adatto al contesto globalizzato del mondo contemporaneo, rimodellato e riconfigurato dalla compresenza di «laici», di credenti e di popoli di religioni e culture diverse. In questo senso, la VG sostiene una teologia che comporta novità: per le modalità di espressione e di comunicazione del kerygma, in dialogo con le culture e le religioni, allo scopo di renderne comprensibili i contenuti anche a chi non conosce il Vangelo e non ha familiarità con la fede cristiana. La teologia promossa dalla VG presuppone dunque il dialogo e la pratica del discernimento, con l’apertura inter e trans-disciplinare che trasforma ed evangelizza la cultura, e con il lavoro in rete che mira a migliorare la sostenibilità e la vivibilità della casa comune che è il creato.
La VG sostiene una nuova teologia e promuove un nuovo corso di studi per una Chiesa in uscita, presupponendo una conversione pastorale e missionaria, con nuove metodologie, con accorgimenti appropriati al cambiamento dei tempi e con una particolare attenzione alle persone emarginate e svantaggiate e al fenomeno dell’immigrazione. Le novità della VG, che si ispirano alla novità del Vangelo, secondo quanto viene detto nel Proemio, favoriscono «una coraggiosa rivoluzione culturale», e perciò una teologia «aggiornata», intesa come «una vera ermeneutica evangelica per capire meglio la vita, il mondo, gli uomini» (VG, Proemio, n. 3). Non si tratta di una sintesi, «ma di una atmosfera spirituale di ricerca e certezza basata sulle verità di ragione e di fede» (ivi)[4].
La teologia che scaturisce dalla riforma degli studi ecclesiastici promossa dalla VG è l’annuncio della Buona Notizia della salvezza rivelata da Gesù, che può essere compresa da tutti: cristiani, persone di altre confessioni religiose, profughi, immigrati, «laici», incluse le persone «secolarizzate». Una teologia in dialogo con tutti coloro ai quali sta a cuore la cura della casa comune, che è il Pianeta; con coloro che vogliono costruire una società fondata sull’accoglienza, soprattutto delle persone emarginate e deboli, e sul rispetto delle differenze; con coloro che guardano senza pregiudizi alle novità delle società di oggi e desiderano capire come collocarsi nel nuovo contesto culturale rimodellato dalla convivenza sempre più consistente e diffusa di persone di religioni e culture diverse.
La VG nel contesto contemporaneo
L’epoca in cui viviamo è caratterizzata da tensioni e conflitti e da una crisi antropologica e socio-ambientale (cfr VG, Proemio, n. 3). Occorrerebbe disporre «della cultura necessaria per affrontare questa crisi» (ivi), ma non si tratta di una ricetta pronta per l’uso. Piuttosto, la tradizione culturale della Chiesa deve ogni volta farsi carico delle tensioni e dei conflitti e porsi in dialogo e in discernimento nel nuovo contesto spazio-temporale[5].
Cristo è al centro: è la meta, ma è anche il presente della vita della Chiesa. La riflessione ecclesiale ha una forma fondamentalmente cristologica e trinitaria (cfr VG, Proemio, n. 4): tiene presente l’uomo del «qui e ora», che si orienta fra tensioni e conflitti verso la meta, che è Cristo, procede secondo le coordinate concrete di chi guarda il mondo con gli occhi della Trinità, come nella meditazione dell’Incarnazione degli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola[6]. In questo modo la riflessione della Chiesa accoglie le domande del suo popolo, i suoi problemi, le sue battaglie, i suoi sogni e le sue lotte (cfr VG, Proemio, n. 5).
Per quanto riguarda il lavoro accademico, la riflessione ecclesiale si attua con lo studio e la ricerca scientifica. L’incoraggiamento della VG alla realizzazione di istituti e di laboratori scientifici con pubblicazioni di qualità, con progetti di ricerca e post-dottorati, centri di ricerca specializzati (in teologia, filosofia, scienze sociali e scienze naturali), coniugati con il lavoro inter e trans-disciplinare e con il lavoro in rete, vuole favorire la qualità della ricerca, garantire un buon livello degli studi e abilitare ad affrontare con efficacia «i problemi di portata epocale che investono oggi l’umanità, giungendo a proporre opportune e realistiche piste di risoluzione» (VG, Proemio, n. 4d). Proponendo la riforma degli studi ecclesiastici in questi termini, la VG invita all’elaborazione di una teologia rinnovata che si proponga come paradigma di azione e di pensiero (cfr VG, Proemio, n. 5)[7].
Per quanto riguarda invece alcuni aspetti amministrativi e didattici, la parte normativa della VG che fa seguito al Proemio, oltre a confermare le disposizioni dei documenti pontifici sugli studi ecclesiastici, prevede alcune novità, che includono anche i compiti delle facoltà e delle università ecclesiastiche nei riguardi dei profughi e dei rifugiati privi di certificati e di documenti. In questi casi, per l’iscrizione a una facoltà occorre ovviamente valutare i titoli (cfr VG 32). Talvolta, però, le documentazioni prodotte sollevano dubbi riguardo alla loro autenticità. I criteri da adottare allora sono: buonsenso, giustizia ed equità, insieme a trasparenza e professionalità, flessibilità e a una certa creatività[8].
Un’ulteriore novità introdotta nella parte normativa della VG è la formazione a distanza (FaD). L’impatto dei nuovi mezzi di comunicazione può trasformare la formazione accademica e le sue finalità, includendo l’aggiornamento professionale, la formazione permanente, la formazione specializzata e l’alta formazione per studenti di aree marginali, e la formazione per ordini monastici e congregazioni di vita contemplativa.
A questo proposito sono state approvate alcune sperimentazioni per gli Istituti di Scienze Religiose (Issr), ma finora non per le facoltà teologiche. Si è deciso anche di emanare norme per la formazione a distanza: la trasmissione della lezione deve avvenire sincronicamente, per salvaguardare l’importanza del rapporto con lo studente; l’infrastruttura dev’essere adeguata agli scopi didattici; e alla didattica del docente si deve affiancare il lavoro di un facilitatore (tutor)[9].
Il Proemio della VG e i criteri per il rinnovamento degli studi ecclesiastici
Nella VG il Papa segnala esplicitamente alcuni criteri per il rinnovamento degli studi ecclesiastici: 1) l’annuncio del kerygma, che deve giungere al cuore dell’uomo in modo spirituale, intellettuale ed esistenziale; 2) il dialogo in tutti i campi e a tutto campo; 3) l’inter e la trans-disciplinarietà, esercitata in maniera saggia e creativa; 4) la necessità di creare reti istituzionali (cfr VG, Proemio, n. 4).
Innanzitutto, la contemplazione e l’introduzione «spirituale, intellettuale ed esistenziale nel cuore del kerygma, e cioè della sempre nuova e affascinante lieta notizia del Vangelo di Gesù “che va facendosi carne sempre più e sempre meglio” nella vita della Chiesa e dell’umanità» (ivi).
Questo criterio è il nucleo del magistero di papa Francesco e trova espressione in tutti i documenti del suo pontificato, a partire dall’Esortazione apostolica Evangelii gaudium[10]. Il Vangelo, come centro ispiratore degli studi ecclesiastici, è da intendersi nel suo farsi carne nella vita della Chiesa, secondo la mistica del «noi» e l’attenzione agli ultimi.
«Di qui l’imperativo – scrive il Papa nel Proemio – ad ascoltare nel cuore e a far risuonare nella mente il grido dei poveri e della terra, per dare concretezza alla “dimensione sociale dell’evangelizzazione” quale parte integrante della missione della Chiesa: perché “Dio, in Cristo, non redime solamente la singola persona, ma anche le relazioni sociali tra gli uomini”» (ivi).
Il secondo criterio della VG per la revisione e la riforma degli studi ecclesiastici è il dialogo in ogni campo e a tutto campo, «per fare esperienza comunitaria della gioia della Verità e per approfondirne il significato e le implicazioni pratiche» (VG, Proemio, n. 4b). Questo criterio evidenzia l’importanza del dialogo per fare esperienza della verità. La verità è logos che crea dialogo, amava ripetere Benedetto XVI. Il sistema degli studi ecclesiastici, su impulso e secondo le indicazioni della VG, dovrà favorire il dialogo ed educare ad esso.
A questo criterio se ne aggiunge un altro complementare e qualificante: «l’inter- e la trans-disciplinarietà esercitate con sapienza e creatività nella luce della Rivelazione». Questo criterio mira alla sintesi, all’«unità del sapere nella distinzione e nel rispetto delle sue molteplici, correlate e convergenti espressioni» (VG, Proemio, n. 4c)[11]. Il principio della interdisciplinarietà è coniugato con quello della transdisciplinarietà, aperto alla trascendenza. La pluralità dei saperi, «armonicamente e dinamicamente raccolta nell’unità della sua sorgente trascendente e della sua intenzionalità storica e metastorica» (ivi), vuol dire collocare tutti i saperi nella luce della rivelazione di Dio che è Gesù Cristo. Questo è uno dei compiti del pensiero cristiano, a cui la riforma degli studi ecclesiastici vuole preparare.
L’ultimo criterio del Proemio, che consegue da una presa di coscienza, è «la necessità urgente di “fare rete” tra le diverse istituzioni che, in ogni parte del mondo, coltivano e promuovono gli studi ecclesiastici, attivando con decisione le opportune sinergie anche con le istituzioni accademiche dei diversi Paesi e con quelle che si ispirano alle diverse tradizioni culturali e religiose, dando vita al contempo a centri specializzati di ricerca, finalizzati a studiare i problemi di portata epocale che investono oggi l’umanità, giungendo a proporre opportune e realistiche piste di risoluzione» (VG, Proemio, n. 4d).
Questo criterio del Proemio è dunque un invito a fare rete tra le varie istituzioni accademiche, sperimentando e promuovendo la cattolicità, secondo la figura del poliedro[12].
Una teologia contestuale
Il fondamento biblico e il «principio» teologico che caratterizzano una «nuova teologia» secondo i criteri della VG hanno la loro ispirazione nel ministero di Gesù di Nazaret e nel modo con cui Gesù e gli autori del Nuovo Testamento hanno parlato di Dio e del compimento della novità dell’alleanza di Dio con il suo popolo: cioè, in modo «universalistico», a partire dall’interpretazione delle Scritture. I criteri fondamentali della teologia di VG si ispirano al kerygma, al Vangelo, a Gesù e al modo con il quale egli ha parlato di Dio e ha fatto teologia.
Una teologia che si ispira alla VG stabilisce così il suo «presupposto», collocandosi «metodologicamente» secondo il kerygma e secondo lo stile che caratterizzava il ministero di Gesù, il quale conosceva bene i contesti della gente a cui si rivolgeva, parlava con competenza dei diversi cambiamenti della gente della sua epoca (l’agricoltura e la pesca, l’economia, la vita domestica ecc.) e conosceva le modalità e le tecniche interpretative per attualizzare la parola di Dio in tali contesti[13].
Una teologia delineata e ispirata dai criteri della VG è una teologia biblica e inter-contestuale. A partire dal kerygma, compreso nel suo contesto originario, essa riconosce l’attualità della parola di Dio e interpreta altri contesti: i tempi, gli eventi storici, i fenomeni (sociali, culturali, religiosi) che li caratterizzano. Nei complessi contesti del mondo contemporaneo la teologia delineata dal Proemio della VG in dialogo con le culture e le religioni discerne e interpreta l’attualizzazione e l’attualità della parola di Dio nella vita e nella fede dei popoli, tra tensioni e contrasti.
Papa Francesco propone una visione del mondo che tenga conto delle tensioni e dei contrasti. Invita a mettere in evidenza i contrasti e le tensioni e a farne oggetto di riflessione e di studio[14]. Per la VG (Proemio, n. 1), un primo livello di tensione, come quello tra la Verità e le verità, si riflette in ogni azione storica e concreta; per esempio: il particolare e l’universale, l’uno e il molteplice, il semplice e il complesso. La riflessione, nelle università e facoltà ecclesiastiche, deve tener conto di queste polarità in tensione, deve riconoscerle e conservarle in modo che non venga negato nessuno dei poli.
Il Papa segnala un’altra tensione con la quale hanno a che fare le università e le facoltà ecclesiastiche: quella tra il sapere accademico e il sapere esistenziale e vitale (cfr VG, Proemio, n. 5). A un altro livello poi le tensioni riguardano il compimento del mistero dell’Amore di Dio Padre rivelato nella persona di Gesù di Nazaret e nel dono dello Spirito Santo nelle contraddizioni della vita e nella complessità della storia concreta di donne e uomini di tempi e luoghi diversi.
La teologia ispirata dalla VG promuove l’annuncio del Vangelo in contesti a volte complessi, in situazioni spesso difficili, in mezzo a contraddizioni, e incoraggia per questo il dialogo, il lavoro inter e trans-disciplinare e il lavoro in rete per il raggiungimento di un obiettivo preciso: annunciare la verità, che «non è un’idea astratta, ma è Gesù, il Verbo di Dio in cui è la Vita che è la Luce degli uomini (cfr Gv 1,4), il Figlio di Dio che è insieme il Figlio dell’uomo. Egli soltanto, “rivelando il mistero del Padre e del suo amore, rivela l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione”» (VG, Proemio, n. 1).
Conclusioni
La teologia della VG è una teologia intercontestuale: in dialogo – a tutto campo e in ogni campo – con i popoli, con la loro storia, il loro presente e la loro cultura; con le religioni e con le loro espressioni popolari[15]. La teologia della VG si configura «metodologicamente», a partire dalla continua conversione personale e comunitaria al kerygma, come «dialogo»: accoglienza, ascolto e impegno nella conoscenza e nell’accoglienza della diversità.
Per quanto riguarda l’impegno alla conoscenza della diversità dei popoli, degli «stranieri», della loro storia e del loro presente, della loro cultura e lingua, delle loro tradizioni e religioni, la teologia della VG è di fatto un modo per accogliere i rifugiati, le diverse culture e religioni e le popolazioni straniere. Questo impegno è una metodologia che comporta il discernimento per la comprensione e la risoluzione delle «tensioni polari», delle tensioni tra polarità e contraddizioni. La teologia della VG è – a livello metodologico – innanzitutto una teologia dell’accoglienza, dell’ascolto e del dialogo fatto con discernimento, e per questo è una teologia evangelica ed evangelizzatrice.
Se confrontiamo la seconda parte della Veritatis Gaudium con la seconda parte della Sapientia Christiana, non troviamo alcuna differenza degna di nota. La struttura è identica e i contenuti non mostrano cambiamenti significativi.
La novità della VG è nel Proemio, che offre nuove chiavi di lettura e di interpretazione della seconda parte, che riprende in toto, con poche varianti, la proposta della SC.
Il Proemio dunque invita ogni istituzione accademica a discernere la propria situazione (culturale, ecclesiale, pastorale, socio-politica, economica ecc.) per scoprire dove porre l’accento necessario perché la formazione teologica risponda alle sfide che nascono da situazioni concrete, dall’autocomprensione di una Chiesa in uscita, per promuovere una coraggiosa rivoluzione culturale, la creazione di nuovi paradigmi e nuovi strumenti per far fronte alla crisi attuale.
I criteri del Proemio della VG per la riforma degli studi ecclesiastici possono essere applicati all’elaborazione di una «nuova» teologia, oltre che al rinnovamento degli studi teologici e dell’insegnamento della teologia. La VG non mira soltanto a offrire una formazione intellettuale adeguata al nuovo contesto sociale e religioso che sta ridefinendo le aree geografiche in cui opereranno gli studenti di teologia e delle università ecclesiastiche, ma promuove una teologia in dialogo che, nel lavoro inter e trans-disciplinare e con il lavoro in rete, trasformi le culture e le società e instauri un approccio collaborativo con le altre religioni e con le persone di buona volontà. Questa teologia sarà una pratica dell’ermeneutica biblica e un’ermeneutica pratica, in ordine a una convivenza comune, favorendo la conoscenza reciproca, la stima, l’apprezzamento della ricchezza delle differenze culturali e religiose.
Questa teologia comprende la rivelazione della messianicità di Gesù innanzitutto nella storia e nei contesti sociali, religiosi e culturali che hanno caratterizzato la storia della società giudaica del Secondo Tempio, e a partire da quei contesti interpreta e rende comprensibile, nella società globale della nostra epoca, l’attualità della Parola di Dio.
In conclusione, la teologia della VG si distingue per l’attitudine al dialogo con le culture, per l’orientamento inter e trans-disciplinare, per le competenze nelle varie discipline del sapere, e per l’apertura e la conoscenza delle altre religioni[16]. È una teologia trans-disciplinare, e in rete, che vuole «offrire, attraverso i diversi percorsi proposti dagli studi ecclesiastici, una pluralità di saperi, corrispondente alla ricchezza multiforme del reale nella luce dischiusa dall’evento della Rivelazione, che sia al tempo stesso armonicamente e dinamicamente raccolta nell’unità della sua sorgente trascendente e della sua intenzionalità storica e metastorica, quale è dispiegata escatologicamente in Cristo Gesù: “In Lui – scrive l’apostolo Paolo –, sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza” (Col 2,3)» (VG, Proemio, n. 4c).
Nell’era della «società liquida»[17], tecnologizzata e globale, in un’epoca in cui le società occidentali secolarizzate sono riconfigurate dal confluire e dal convivere di popoli con culture e tradizioni religiose diverse, la teologia ispirata dalla VG può contribuire – con l’annuncio del Vangelo, in dialogo con le culture e le religioni, in collaborazione e in rete con i saperi di diverse discipline e di differenti centri accademici – alla promozione della giustizia e all’edificazione della pace, all’accoglienza e al rispetto della diversità, alla costruzione di una società fraterna e alla custodia della casa comune che è il creato.
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[1]. La Sapientia Christiana è la Costituzione apostolica che ha raccolto le raccomandazioni del Concilio Vaticano II, rivedendo e delineando in modo creativo e fedele il percorso accademico degli studi ecclesiastici (cfr Optatam totius, nn. 13-22). Il 3 e 4 maggio 2018, nell’aula della Congregazione generale della Compagnia di Gesù, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha presentato la Costituzione apostolica Veritatis gaudium (VG) ai rettori e ai presidi, ai vice presidi e ai decani delle facoltà teologiche e delle università ecclesiastiche europee e del Medio Oriente. Nel corso della presentazione sono stati ampiamente spiegati il Proemio e le novità della VG, mostrando come questo documento rinnovi gli studi ecclesiastici, ed evidenziando la teologia delineata in esso. Cfr A. V. Zani, «Principali novità normative della Costituzione Apostolica “Veritatis gaudium”. Excursus dal Concilio a oggi», in Educatio catholica 2 (2018) 69-85.
[2]. Cfr F.-M. Léthel, «La contemplation du Mystère de Jésus, source de la science et de la sainteté. L’Esprit de la Constitution Apostolique “Veritatis Gaudium”», in Educatio catholica 2 (2018) 89-101.
[3]. «Essi [gli studi ecclesiastici], infatti, non sono solo chiamati a offrire luoghi e percorsi di formazione qualificata dei presbiteri, delle persone di vita consacrata e dei laici impegnati, ma costituiscono una sorta di provvidenziale laboratorio culturale in cui la Chiesa fa esercizio dell’interpretazione performativa della realtà che scaturisce dall’evento di Gesù Cristo e che si nutre dei doni della Sapienza e della Scienza di cui lo Spirito Santo arricchisce in varie forme tutto il popolo di Dio: dal sensus fidei fidelium al magistero dei Pastori, dal carisma dei profeti a quello dei dottori e dei teologi» (VG, Proemio, n. 3).
[4]. «Il buon teologo e filosofo ha un pensiero aperto, cioè incompleto, sempre aperto al maius di Dio e della verità, sempre in sviluppo» (VG, Proemio, n. 3).
[5]. «La teologia, non vi è dubbio, dev’essere radicata e fondata nella Sacra Scrittura e nella Tradizione vivente, ma proprio per questo deve accompagnare simultaneamente i processi culturali e sociali, in particolare le transizioni difficili. Anzi, “in questo tempo la teologia deve farsi carico anche dei conflitti: non solamente di quelli che sperimentiamo dentro la Chiesa, ma anche di quelli che riguardano il mondo intero”» (VG, Proemio, n. 4d).
[6]. Cfr Ignazio di Loyola, s., Esercizi Spirituali, n. 106, in G. Piccolo (ed.), Ignazio di Loyola. Esercizi Spirituali, Milano, Garzanti, 2016.
[7]. Nel corso della presentazione della VG il teologo Piero Coda ha sottolineato che la vera sfida della teologia oggi è quella di ripensare il pensiero, per immaginare percorsi nuovi. Cfr P. Coda, «Il proemio della “Veritatis gaudium”. Una prospettiva programmatica di rinnovamento», in Educatio catholica 2 (2018) 45-55.
[8]. La procedura per il riconoscimento degli studi e la valutazione dei titoli può essere automatica e può seguire prassi ordinarie. Il Diploma Supplement in questi casi facilita i riconoscimenti. Esso è un attestato di riconoscimento dei corsi e dei titoli che lo studente può richiedere all’università nella quale ha concluso il suo percorso formativo. Oltre alla dichiarazione di un corso, il Diploma Supplement ne fornisce anche la descrizione. I credits (o ECTS e CFU) rendono comprensibili e confrontabili i risultati dell’apprendimento. Con questa documentazione, la licenza in una università ecclesiastica può permettere l’accesso al dottorato in un’altra università ecclesiastica.
[9]. Rimangono questioni aperte sul cambiamento del paradigma di insegnamento e di apprendimento richiesto dalla FaD. Per esempio, occorre ripensare la metodologia dell’insegnamento e il sistema dell’apprendimento, perché evidentemente con l’utilizzo della FaD non si tratta semplicemente di aggiungere qualche corso online ai corsi tradizionali nelle aule. Occorrono poi accorgimenti e competenze specifiche per elaborare le novità di tale processo formativo, a proposito delle dinamiche interattive, dei criteri per la valutazione e l’autovalutazione ecc.
[10]. Cfr J. Mesa, «L’educazione cattolica, fede e discernimento vocazionale», in Civ. Catt. 2018 II 343-355. L’articolo mostra come nel Documento preparatorio del Sinodo dei giovani (ottobre 2018) siano menzionati il kerygma e gli altri criteri del Proemio della VG.
[11]. La transdisciplinarietà è definita «come collocazione e fermentazione di tutti i saperi entro lo spazio di Luce e di Vita offerto dalla Sapienza che promana dalla Rivelazione di Dio» (VG, Proemio, n. 4c).
[12]. A differenza della sfera, «dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro», il poliedro «riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità» (VG, Proemio, n. 4d).
[13]. Quando Gesù parlava del regno di Dio in parabole, lo faceva perché il regno di Dio fosse comprensibile, e perché fosse comprensibile la sua attualità. Sceglieva episodi dalla vita quotidiana della gente (un seminatore che getta il seme nel suo campo, i pescatori che tirano a riva la loro rete dopo la pesca, una donna che impasta, un pastore che perde una pecora, un uomo che prende a giornata lavoratori nella sua vigna), e così parlava della venuta del regno di Dio. Poi, naturalmente, parlava della novità che la venuta del Regno apporta nella vita quotidiana: la pratica del perdono, il rovesciamento di alcuni parametri e valori socialmente riconosciuti e accettati (il ruolo della donna e dei bambini nelle famiglie patriarcali, l’assegnazione dei primi posti nelle assemblee civili e religiose), la fine – oppure la corretta interpretazione – di alcune pratiche, norme e prescrizioni religiose (i titoli onorifici, l’osservanza del sabato, le abluzioni, il comportamento con gli stranieri e i nemici ecc.). Cfr P. Di Luccio, Il futuro come mosaico. Saggi sul Tempio di Gerusalemme e sul sacerdozio di Gesù, Trapani, Il Pozzo di Giacobbe, 2016.
[14]. «Eliminare questa tensione è contrario alla vita dello spirito» (VG, Proemio, n. 4).
[15]. La teologia della VG è una «teologia del popolo». «Strettamente collegato alla missione evangelizzatrice della Chiesa, scaturente anzi dalla sua stessa identità tutta spesa a promuovere l’autentica e integrale crescita della famiglia umana sino alla sua definitiva pienezza in Dio, è il vasto e pluriforme sistema degli studi ecclesiastici fiorito lungo i secoli dalla sapienza del Popolo di Dio, sotto la guida dello Spirito Santo e nel dialogo e discernimento dei segni dei tempi e delle diverse espressioni culturali» (VG, Proemio, n. 1). Per papa Francesco, «il popolo, più che una parola è una chiamata, una con-vocazione a uscire dalla chiusura individualista, dall’interesse proprio e limitato, dalla palude personale per buttarsi nell’ampio canale di un fiume che avanza, e avanza riunendo in sé la vita e la storia dell’ampio territorio che attraversa e vivifica» (citato in Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione 22 [2018] 26). «Per comprendere un popolo, comprendere quali sono i suoi valori, è necessario entrare nello spirito, nel cuore, nel lavoro, nella storia e nel mito della sua tradizione» (ivi, 14).
[16]. La teologia delineata dalla VG è una teologia inter e trans-disciplinare che favorisce l’unità del sapere «nella distinzione e nel rispetto delle sue molteplici, correlate e convergenti espressioni» (VG, Proemio, n. 4c).
[17]. Cfr Z. Bauman, Modernità liquida, Bari, Laterza, 2011.
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VERITATIS GAUDIUM AND THE RENEWAL OF ECCLESIASTICAL STUDIES
In continuity with the spirit of Vatican II, the Apostolic Constitution Veritatis gaudium – promulgated by Pope Francis on December 8, 2017 – brings up to date the Sapientia Christiana (15 April 1979). With this new Constitution regarding universities and ecclesiastical faculties, Pope Francis wishes to set in motion a wise and courageous renewal, for the missionary transformation proper to an outward looking Church. This renewal requires a process of discernment, purification and reform, which is realized in dialogue with both the past and the present.