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ABSTRACT – Nel 2018 il debito pubblico italiano ha raggiunto il massimo di sempre: il 132,2% del Prodotto interno lordo (Pil). In Europa solo la Grecia ha un rapporto debito/Pil più alto (il 180%). Si tratta forse del problema principale dell’Italia, un ostacolo alla crescita e un peso che grava soprattutto sulle fasce più deboli e sulle generazioni future. E l’attuale rallentamento dell’economia italiana rende la situazione ancora più allarmante.
La recessione mondiale, iniziata nel 2008 e i cui effetti si sono protratti per diverso tempo, è certamente una delle cause dell’aumento del rapporto debito/Pil dell’Italia e di molti altri Stati negli ultimi 10 anni. Narrazioni che attribuiscono a pur rilevanti fattori «esterni» – inclusa l’austerità fiscale imposta dalle regole europee di finanza pubblica – le maggiori responsabilità dell’attuale situazione italiana non sembrano condivisibili. L’elevato rapporto debito/Pil del Paese è infatti l’effetto soprattutto di squilibri «interni» ormai decennali, che impongono costi enormi a famiglie e imprese, in termini di spesa per interessi, sviluppo ed equità.
Per invertire la rotta l’Italia dovrebbe aumentare strutturalmente la crescita e i surplus primari, il che significa più imposte oppure meno spesa pubblica. Ora, in Italia la pressione fiscale è già relativamente alta (poco sopra la media europea) e non è sostenuta equamente dalla popolazione, data l’evasione fiscale che è tra le più alte in Europa (il 10% del Pil, secondo stime per difetto). Una riduzione della spesa sembra più opportuna, e sopratutto una sua riqualificazione e ricomposizione: eliminando quella improduttiva e clientelare e sostenendo quella per istruzione, ricerca, investimenti e per tutte quelle riforme strutturali in grado di migliorare l’allocazione e la produttività delle risorse. In questo senso positivo dovrebbero essere intesi i vincoli europei: mantenere una gestione equa e responsabile delle risorse pubbliche. D’altra parte, programmi di questo tipo sono politicamente «costosi», perché efficaci solo nel medio-lungo-termine.
Non sembrano quindi condivisibili le critiche che attribuiscono alle istituzioni e alle regole europee la principale responsabilità della stagnazione italiana, così come non sembrano condivisibili le politiche apertamente in contrasto con tali regole. In questa prospettiva può essere letto il confronto tra il Governo italiano e la Commissione europea nell’autunno 2018, la quale tra le altre cose segnalava il rischio di inefficacia se non la controindicazione di misure quali il Reddito di cittadinanza e «Quota 100», che in particolare sembra essere un passo indietro rispetto agli sforzi di contenimento della spesa pensionistica in favore di altre voci di spesa – sociale e per investimenti – più opportune in termini di equità, crescita e sostenibilità del debito pubblico.
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ITALIAN PUBLIC DEBT. History, risks and forecasts
In 2018, the Italian public debt reached its highest level ever, and hence represents one of Italy’s most serious problems. This article traces the history of this debt accumulation and highlights its causes. The importance of a social pact is underlined so as to support the economic policies necessary in this situation. Finally, at the center of the current political and economic debate, European rules are presented in a way that recognizes their limitations and also their decisive role to stem the debt crisis and be a trigger for growth.