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ABSTRACT – Gli attacchi dell’11 settembre 2001 hanno contribuito ad associare fortemente, nella mente di molti nostri contemporanei in tutto il mondo, religione e violenza. Già Giovanni Paolo II, con l’Incontro interreligioso di Assisi del 1986, aveva voluto contrapporsi vigorosamente a tale idea e mostrare l’auspicio di pace delle grandi religioni del mondo. Lo stesso espresso anche nella recente Dichiarazione firmata ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019, da papa Francesco e dal grande imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb.
Il problema di tale collegamento è antico. Ma esso ha davvero un fondamento? E perché invece, come recita la saggezza popolare, il bene fatto in nome di Dio «non fa rumore»?
Una prima considerazione s’impone fin dall’inizio: non è facile distinguere tra «politica» e «religione». In un certo senso, tale distinzione è abbastanza recente nella storia dell’umanità. Dobbiamo poi constatare che gli esseri umani entrano in conflitto tra loro spesso per interessi materiali: ricerca di terre o di petrolio, di oro o di argento, accesso all’acqua. Ovviamente non si tratta di negare che molti leader politici abbiano saputo giocare la carta religiosa per un aumento della mobilitazione bellica. Ma molti dei conflitti che ci sono stati presentati – e lo sono tuttora – come opposizioni di natura intrinsecamente religiosa sono in realtà di altra natura. Una situazione decisamente emblematica è il conflitto israelo-palestinese, particolarmente complesso, e spesso presentato in modo semplificato. Brevemente possiamo qui dire che si tratta in sostanza di un conflitto territoriale tra due comunità nazionali che rivendicano la stessa terra.
Nel secolo scorso sono state due ideologie atee – il nazismo e il comunismo, che volevano entrambe sopprimere ogni religione – a provocare il numero più alto di vittime della violenza dei tempi moderni. Ideologie che possono apparire inoltre come caricature delle religioni, con i loro dogmi, le loro gerarchie e le loro scomuniche. Occorre quindi riconoscere che non è la religione – qualunque essa sia – all’origine di quasi tutti i conflitti umani, anche se, certamente, spesso li colora. Perché alcuni leader si sforzano di attivare a loro vantaggio la potente forza di mobilitazione sociale del fenomeno religioso.
Non basta però affermare che la religione non alimenta necessariamente conflitti umani. È infatti possibile constatare che essa contribuisce profondamente alla pacificazione dell’umanità e a una vita più felice per centinaia di milioni di persone. Ma, al pari di tutte le realtà universali e di per sé buone della vita umana – come il lavoro, la patria, la cultura o la famiglia –, anche le religioni possono essere strumentalizzate.
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RELIGIONS AND VIOLENCE
Following the attacks in New York and Washington on September 11, 2001, religions in general are considered a threat to peace and a source of violence; yet, this prejudice has much older roots in European culture. However, an analysis of the violent conflicts that have occurred over the recent centuries shows that material interests have often been at the origin of these wars. It is important to note that the two ideologies which caused the greatest number of victims throughout the history of humanity, namely communism and Nazism, were systems that appeared to be atheist and rational. Furthermore, the usual way religions are presented neglects the important role they play in pacifying human relationships and helping human beings to live their lives in a more charitable and dialogical way.