Nella ricorrenza del duecentesimo anniversario della nascita di Søren Kierkegaard, l’articolo getta uno sguardo sulla vita e sull’opera dello scrittore e filosofo danese. Il suo pensiero può essere caratterizzato dal passaggio da una concezione estetica dell’esistenza a una concezione etica e, soprattutto, religiosa, e dal rilievo accordato all’individuo e agli aspetti negativi dell’esistenza, che fa di lui il fondatore della cosiddetta filosofia esistenziale. Kierkegaard ammonisce che i cristiani semplificherebbero troppo le cose, se accantonassero come qualcosa di secondario la natura paradossale delle loro convinzioni. Perciò egli insiste sulla irragionevolezza della fede. Tuttavia ci si può chiedere se si faccia bene a rappresentare la fede e la ragione come due realtà contrapposte tra loro in maniera inconciliabile. Se si rinuncia alla ragione, si riduce anche la religione a un semplice punto di vista estetico.
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L’IRRAGIONEVOLEZZA DELLA FEDE IN S. KIERKEGAARD
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