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Il contesto dell’articolo. Dio, toglimi la prudenza, che si aprano le tempie, / si apra la botola della mente e prenda aria il mondo. È la preghiera del poeta cretese Nikos Kazantzakis (1883-1957) nel prologo della sua Odissea (1938): un canto imprudente che squaderna un viaggio aperto e senza ritorno.
Perché l’articolo è importante?
Secondo p. Spadaro, il protagonista dell’Odissea del poeta cretese è infatti un Ulisse capovolto, che è tutto all’opposto dell’«eroe del ritorno». Itaca e l’amore di Penelope non gli bastano più, come aveva intuito Dante nel canto XXVI dell’Inferno. Per l’Ulisse di Kazantzakis il ritorno non è a Itaca, ma al viaggio: La patria mi stava stretta, sentivo oltre le sue rive / altre patrie dagli occhi ridenti, altre anime carnose, / tristezze e gioie di ogni sorta, fratelli e sorelle, / che sedute sulle rive aspettavano il mio ritorno! Non siamo di fronte all’epica del ritorno, ma del viaggio senza ritorno.
L’articolo evidenzia anche che tra le tante reinterpretazioni dell’eroe omerico, questa ha la peculiarità di riportarlo nella lingua greca. Kazantzakis ama la lingua del popolo – la dimotikì – e per i suoi 33.333 versi, suddivisi in 24 canti, usa parole impiegate da pastori, contadini e pescatori custoditi nei villaggi di Creta e delle isole dell’Egeo.
Infine, un giudizio critico. L’Ulisse di Kazantzakis affronta le grandi questioni esistenziali dell’uomo non da eroe epico, ma da visionario che esprime un tragico desiderio di verità. Ma il suo mondo non è astratto: è invece sempre radicalmente sensuale, muscolare, istintivo. In questo Ulisse, lo scrittore cretese sembra proiettare il suo percorso culturale, che incrocia elementi di forte spiritualità – cristiana e non –, il socialismo leninista e il pensiero di Nietzsche.
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
- Perché e in che modo Kazantzakis ribalta l’immagine classica di Ulisse come «eroe del ritorno»?
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NIKOS KAZANTZAKIS’S “UNSALVAGEABLE” ULYSSES
The protagonist of the Odyssey by the Cretan poet Nikos Kazantzakis (1883-1957) is an upside-down Ulysses, who is the complete opposite of the “hero of return”. Ithaca and the love for Penelope were no longer enough for him (“My homeland was too narrow for me…”) and after a stop at home, he returned to his journey, as Dante’s reading of the Homeric hero continues. The poet loves the language of the people and for his 33,333 verses, divided into 24 cantos, he uses the words of shepherds, farmers and fishermen that have been preserved in the villages of Crete and the Aegean islands. Ulysses is a visionary, but his world is not abstract: it is always radically sensual, muscular, and instinctive. It is in this fashion that the poet begins an analysis of man’s great existential questions and expresses a burning and tragic desire for truth.