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Attualità Cultura e società

Le Fondazioni di comunità

Francesco Occhetta

4 Novembre 2017

Quaderno 4017

foto: iStock/lovelyday12

ABSTRACT – In questi ultimi 20 anni molte amministrazioni locali, soprattutto a Nord, sono state sostenute e aiutate da un soggetto politico anomalo, ancora poco noto nella cultura italiana: le Fondazioni di comunità (Fdc). Nel mondo ne esistono circa 1.860, in Italia sono 40.

Si tratta di enti non profit con una sensibilità filantropica basata sulla solidarietà e sulla cultura del dono. Agiscono come intermediari finanziari, aiutando i donatori a convogliare il proprio denaro in opere concrete al servizio del territorio. Il modello non è nuovo, ma è maggiormente diffuso nel mondo anglosassone. La prima Community Foundation, infatti, è nata il 2 gennaio 1914 a Cleveland, nell’Ohio (Usa), per opera di Frederick Goff, proprietario della Cleveland Trust Company, che è oggi una delle più importanti realtà della filantropia comunitaria americana. A partire dagli anni Settanta, la cultura della filantropia si è affermata anche in Europa, in modo particolare in Inghilterra.

In Italia, invece, le Fdc si sono costituite dopo l’approvazione della legge sulla ristrutturazione del sistema creditizio italiano, che ha mutato l’assetto delle Fondazioni bancarie, imponendo agli istituti bancari la netta distinzione tra attività di credito e attività di beneficenza. Esse hanno cominciato ad attecchire nel 1998, grazie a un’intuizione della «Fondazione Cariplo», che ne ha patrocinate 15 nell’arco di 8 anni. I numeri attestano i frutti: sono stati realizzati oltre 30.000 progetti di utilità sociale nei settori dell’ambiente, dell’arte e della cultura, della ricerca scientifica e dei servizi alla persona.

Le Fdc hanno dunque attivato un processo di democratizzazione della filantropia, possibile a tutti: il loro patrimonio infatti non è costituito da una sola grande donazione (di una o di poche persone), ma si forma nel tempo grazie a tante piccole e medie donazioni di cittadini che scelgono di costituire specifici fondi all’interno della Fondazione stessa. Il rispetto della volontà del donatore è una garanzia di sicurezza e di flessibilità. Questa peculiarità distingue le Community Foundations americane da quelle europee: mentre le prime si basano su sovvenzioni fatte da ricchi e potenti donatori secondo la logica «dall’alto al basso», definita top-down, in Europa si è diffusa la cultura della partecipazione dal basso, detta del bottom-up, più democratica e comunitaria.

Le Fdc si basano sul significato di tre termini – «comunità», «economia civile» e «territorio» –, mentre i cittadini, nei luoghi in cui sono presenti, le considerano già oggi, una forma di governo sussidiario. Per un equilibrio tra poteri è utile che le Fdc rimangano ancillari alla pubblica amministrazione, senza creare forme di plutocrazia, nella quale le forze che hanno potere economico si impongono al governo.

********

COMMUNITY FOUNDATIONS

In recent years, many local governments have been helped by an anomalous political subject: the Community Foundations. There are 40 in Italy, around 1,860 in the world. These are non-profit entities which act as financial intermediaries, helping donors to actually realize works at the service of the territory. They are based on the meaning of three terms – «community», «civilian economy» and «territory» -, while local citizens consider them a form of subsidiary government. For a balance between powers it is useful for them to remain ancillary without creating forms of plutocracy, where only those who have economic strength decide.

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Le Fondazioni di comunità

Francesco Occhetta

Docente di Dottrina sociale della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana.


4 Novembre 2017

Quaderno 4017

  • pag. 266 - 273
  • Anno 2017
  • Volume IV

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Finanza Politica Solidarietà Welfare

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