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ABSTRACT – Il Concilio Vaticano II ha dedicato il suo primo documento – la Costituzione Sacrosanctum Concilium del 1963 – alla liturgia, e quindi anche alla sua musica. Il complesso dei provvedimenti che le disposizioni conciliari hanno messo in opera sull’insieme della liturgia viene denominato «riforma liturgica».
La riforma degli interventi musicali nella celebrazione rientra dunque nel quadro generale della riforma liturgica, dove trovano fondamento i princìpi che la reggono. Non si è trattato di un’operazione superficialmente cosmetica o di una rinuncia sconsiderata a qualsiasi criterio orientativo.
Le indicazioni date dalla Sacrosanctum Concilium sono state concretizzate in una Instructio a carattere applicativo, intitolata Musicam Sacram (1967). L’elaborazione dell’Instructio ha richiesto due anni di tempo, è passata attraverso tredici redazioni e ha imboccato la strada di una stesura definitiva soltanto grazie a un intervento personale di papa Paolo VI. Fra gli aspetti più conflittuali vanno citati anzitutto la speranza di limitare il più possibile l’impatto della necessaria riforma liturgica, o almeno di ridurne al massimo le conseguenze operative. Più in particolare, temi molto discussi furono la natura e l’indole della partecipazione dei fedeli, la lingua da usarsi nelle celebrazioni in canto, il ruolo da attribuire nell’azione liturgica alle scholae cantorum, la scelta di repertori musicali appropriati, con la conseguente messa in sordina di parti del cosiddetto «tesoro della musica sacra», non più adattabili alle esigenze dei riti rinnovati.
Il punto di svolta – che spiega queste vicende ma che soprattutto costituisce il pilastro centrale della riforma della musica nella liturgia – è, a ben vedere, l’affermazione della Costituzione conciliare al n. 112: «La musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà connessa con l’azione liturgica». Lo stretto incarnarsi dell’atto musicale nell’atto rituale è la vera fonte della sacralità, e non tanto, quindi, questo o quel genere storico, canoro o strumentale, classificato come «musica sacra», anche se presente a lungo nella prassi celebrativa. Qui si annodano tutte le discussioni, le divergenze, i malintesi, la persistenza di scelte inveterate, come pure, al polo opposto, l’utilizzo sconsiderato di troppo modesti materiali musicali recenti e di modi esecutivi fuori luogo.
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SONG AND MUSIC IN LITURGY. Fifty years of the «Musicam Sacram»
The Vatican Council II devoted its first document – the Sacrosanctum Concilium Constitution, 1963 – to the liturgy, and therefore to its music. The reform of musical interventions in the celebration thus falls within the general framework of the wider liturgical reform. It is not, therefore, a superficial cosmetic operation or a neglectful rejection of any orientation criterion. The instructions given by Sacrosanctum Concilium have been concretized in an application-style Instructio, entitled Musicam Sacram (1967), which this article reconstructs the genes and purposes. Fifty years after its publication, bearing in mind that the strict incarnation of the musical act in the ritual act is the true source of sacredness, and not therefore this or that kind of vocal or instrumental, historical genre.