È di quest’anno la scoperta di un carteggio e di un fondo poetico di Evandro Marcolongo (1874-1959), un poeta quasi ignoto fuori dei confini della provincia di Chieti che gli diede i natali. L’articolo ne ripropone la figura e l’opera collocandola nel contesto della civiltà letteraria abruzzese del Novecento e utilizzando parte delle sue carte recentemente venute alla luce. Invano si cercherebbe nel Marcolongo la serenità che traluce nelle pagine d’arte, ad esempio, di un altro sacerdote suo contemporaneo, Cesare Angelini (1887-1976), fine cantore della natura e acuto critico letterario. Il poeta abruzzese ha occhi soltanto per la sua interiorità, rivolta al di dentro, in un continuo colloquio con se stesso.
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L’ABRUZZO COLLOQUIALE DI EVANDRO MARCOLONGO
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