Pur nella loro varietà, gli Ordini religiosi si definiscono come comunità spirituali impegnate in una missione. Di fatto, i religiosi che vivono insieme formano una comunità secondo il modo in cui configurano le loro relazioni reciproche. L’articolo analizza l’interazione tra individuo e gruppo, il rapporto tra autonomia e libertà, la difficoltà dei giovani a inserirsi in schemi di vita antiquati. Tra le condizioni perché i membri di una comunità possano vivere la loro missione come «amici nel Signore» sono indispensabili la comunicazione, la corresponsabilità, la convergenza su programmi condivisi. Una comunità cresce insieme soltanto se si sente impegnata su un qualcosa che è stato concordato da tutti, e se ciò su cui ci si è accordati può venire richiesto anche con forza dal superiore in caso di necessità. E in questo vige la legge della gradualità. L’Autore è professore di Psicologia alla Pontificia Università Gregoriana (Roma).
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LA VITA COMUNITARIA NEGLI ORDINI RELIGIOSI

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