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Il volume Persino la luna. 11 ottobre 1962: come papa Giovanni XXIII aprì il concilio (Milano, Utet, 2022), di Alberto Melloni, ripropone la solenne apertura del Vaticano II mediante i due discorsi che il Papa fece quel giorno: il primo, la mattina, nella Basilica di San Pietro, dal titolo Gaudet Mater Ecclesia, all’assemblea conciliare e agli osservatori delle altre Chiese; l’altro, la sera, passato alla storia come il «Discorso della luna», ai fedeli presenti alla fiaccolata di piazza San Pietro.
Benché siano due discorsi diversi – il primo studiatissimo, in latino, il secondo informale, a braccio –, definiscono entrambi le ragioni del Concilio. Fa da cornice alle due allocuzioni epocali una serie inedita di episodi e di notizie, di cui è ricco il testo di Melloni.
L’annuncio del Concilio
Il 25 gennaio 1959 nella Sacrestia di San Paolo fuori le Mura, nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, papa Giovanni, a meno di tre mesi dalla sua elezione, annuncia a sorpresa un Sinodo diocesano per Roma e l’indizione di un Concilio generale della Chiesa.
I cardinali presenti ammutoliscono: non immaginavano un Concilio da un «Papa di transizione». Molti ritenevano che, secondo la Costituzione Pastor Aeternus del Vaticano I e l’interpretazione allora corrente, i Concili non fossero più necessari, poiché la Chiesa aveva nel primato pontificio «il potere e la grazia» di decidere ogni cosa.
I cardinali sapevano anche che quel Concilio era stato sospeso sine die e alcuni auspicavano che si concludesse con una serie di condanne (si noti, nel 1949, la scomunica dei comunisti, rinnovata nel 1959, da parte del cardinale Ottaviani, quasi un presagio di una futura conclusione).
Giovanni XXIII non ignora tutto ciò, ma lascia intendere che cosa deve qualificare il nuovo evento storico. Quando la Curia romana prepara uno schema – da sottoporre all’approvazione dei vescovi – volto ad affermare la fedeltà a Roma, il Papa lo fa mettere da parte perché…