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Da sempre la presenza e l’azione dello Spirito Santo sono fonte di speranza e di sospetto. La novità, la creatività e l’ispirazione da Lui apportate hanno fatto sì che profeti, mistici e carismatici siano stati acclamati come santi o bollati come eretici. Come ricorda la sequenza Veni, Sancte Spiritus, lo Spirito è colui che si prega affinché «venga», si renda presente nel cuore dei credenti e lo trasformi.
Il testo fondamentale della spiritualità ignaziana, gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola, mostra una certa ritrosia alla rappresentazione dello Spirito Santo, pur non annullandone la presenza. Altri grandi autori della tradizione ignaziana ne hanno considerato la persona e l’opera con maggiore intraprendenza.
Uno di costoro è il francese Louis Lallemant (1578-1635), la cui Dottrina spirituale attribuisce un posto centrale allo Spirito Santo, visto nella prospettiva della sua accoglienza da parte dell’essere umano. Pur rientrando nella tradizione ignaziana, Lallemant sviluppa questa spiritualità in una nuova direzione, spostandone l’orientamento verso l’attenzione alla guida silenziosa della terza Persona della Trinità.
L’opera del gesuita francese mette in evidenza la vicinanza e il multiforme coinvolgimento dello Spirito nella vita dei credenti, così come la loro capacità a lasciarsi guidare da Lui, vale a dire a condividere ciò che è più essenziale di Dio, la santità, e ad agire conformandosi a Cristo. Per questa via, Lallemant offre un contributo convincente e originale alla riflessione pneumatologica nella spiritualità ignaziana.
Lo Spirito Santo negli «Esercizi spirituali» di Ignazio di Loyola
Nonostante il titolo, nelle pagine degli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola incontriamo di rado la menzione esplicita dello Spirito Santo. La maggior parte delle occorrenze si trova nei misteri della vita di Cristo, in cui il ruolo dello Spirito è esplicitato nei testi biblici…