
È possibile fare affidamento sui giovani? Non è forse rischioso dare delle responsabilità a chi non ha maturato esperienza? La fiducia in un giovane potrebbe essere mal riposta? A queste domande sembra rispondere il Qoelet, quando afferma: «Povero te, o paese, che per re hai un ragazzo (na‘ar)» (Qo 10,16). Anche il profeta Geremia, davanti alla missione che Dio gli affida, si schermisce e si oppone, adducendo a motivo la sua giovane età: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono un ragazzo (na‘ar)» (Ger 1,6). A causa della sua giovane età Geremia si sente inadatto e immaturo per parlare e per compiere la missione profetica. In entrambi i casi viene utilizzata in ebraico la parola na‘ar, che generalmente indica un uomo non adulto, un giovane, un adolescente, ma si può riferire anche a un bambino e a un infante[1].
Ma, può la giovane età, da sola, essere un segno di incompetenza e di inadeguatezza? Alle perplessità di Geremia risponde Dio stesso: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò» (Ger 1,7). Qui, come in altri passi della Bibbia, il Signore mostra che i propri criteri di scelta vanno al di là della mera età anagrafica. Dio non agisce come un selezionatore alla ricerca di curricula che offrano un ampio ventaglio di esperienze maturate. Come ha ricordato papa Francesco nel recente incontro pre-sinodale con i giovani: «In tanti momenti della storia della Chiesa, così come in numerosi episodi biblici, Dio ha voluto parlare per mezzo dei più giovani [...]. Nei momenti difficili, il Signore fa andare avanti la storia con i giovani»[2].
Vedremo, infatti, come il Signore non tema di affidare proprio a dei giovani le sorti del suo popolo.
Il più piccolo dei figli di Iesse: Davide
La monarchia, in Israele, ha una storia travagliata e complessa. Dopo il lungo periodo dei giudici, gli anziani chiedono a Samuele un re che li governi al pari degli altri popoli (cfr 1 Sam 8,5). La scelta ricade su Saul, il quale, dopo un inizio promettente, si rivela un sovrano disobbediente e ribelle: durante le guerre contro i Filistei e contro gli Amaleciti egli rigetta la parola del Signore (cfr 1 Sam 13-15).
A seguito delle trasgressioni del re, Dio arriva a pentirsi di averlo collocato sul trono di Israele. Samuele si rivolge a Saul, annunciandogli che «il
Contenuto riservato agli abbonati
Vuoi continuare a leggere questo contenuto?
Clicca quioppure
Acquista il quaderno cartaceoAbbonati
Per leggere questo contenuto devi essere abbonato a La Civiltà Cattolica. Scegli subito tra i nostri abbonamenti quello che fa al caso tuo.
Scegli l'abbonamento