Il miracolo (Italia, 2003).
Regista: EDOARDO WINSPEARE. Interpreti principali: C. D’Agostino, C. Bruni, A. Ferruzzi, S. Casciaro, L. Cirasola.
Terzo lungometraggio del regista pugliese Edoardo Winspeare, dopo Pizzicata (1996) e Sangue vivo (cfr Civ. Catt. 2000 IV 470 s), Il miracolo è un film sospeso tra realtà e immaginazione. Tonio ha quasi tredici anni. Gli stanno spuntando i peli sotto il naso. Crescerà in fretta e diventerà un duro. È figlio unico di una coppia di coniugi i cui rapporti stanno per andare a rotoli. Il padre, impegolato in affari che girano male, è sempre alla ricerca di denaro. Quando rincasa, litiga con la moglie. Tonio inforca la bicicletta e va in cerca di una spiaggia libera dove fare il bagno. È estate e, per fortuna, c’è il mare. Siamo a Taranto, dove di mari ce ne sono addirittura due, ma dove c’è anche il più grande stabilimento siderurgico d’Europa.
Tonio pedala spensierato. Sopraggiunge un’automobile che lo investe. Il ragazzino è a terra esamine. Si avvicina una ragazza con l’aria sgomenta. È Cinzia, responsabile dell’incidente. Viaggiava in compagnia di un ragazzo. Non vuole chiamare la polizia. Ha paura. Forse ha qualche cosa da nascondere.
Ricoverato in ospedale, Tonio rinviene dopo un breve periodo di coma. Dice di aver visto una grande luce. Forse era Dio. Trattenuto per osservazioni, quella stessa notte Tonio, non riuscendo a prender sonno, si aggira per i corridoi dell’ospedale. Entrato nella stanza di un cardiopatico che è spirato da pochi minuti, gli posa una mano sul petto e lo rianima. Si tratta di un miracolo o di una strana coincidenza?
Nel frattempo Cinzia, pentita del proprio comportamento, va a trovare Tonio in ospedale suscitando sospetti nel personale paramedico e attirando su di sé l’attenzione della polizia. Tonio, pur riconoscendola, non la denuncia. La ragazza esprime la propria riconoscenza con un piccolo regalo. I due diventano amici e vanno a fare il bagno insieme.
La voce che Tonio ha fatto un miracolo si diffonde. Un compagno di scuola, ritenendolo dotato di poteri straordinari, lo convince a recarsi presso il nonno, malato di cuore. Il vecchio non crede alla storia del miracolo, ma gradisce le visite di Tonio, si sente sollevato e riesce a fare una passeggiata sul molo, come era suo vivo desiderio, prima di chiudere gli occhi per sempre.
Un giornalista a caccia di scoop tenta di montare un caso sul bambino miracoloso. Se ne occupa un’emittente locale. Sta per intervenire una rete televisiva nazionale. I genitori di Tonio, pur reagendo in maniera diversa di fronte alla strana piega che la vicenda sta per prendere, si mostrano entrambi arrendevoli nei confronti della macchina mediatica.
Cinzia, dal canto suo, sopraffatta dai problemi che la affliggono (è senza padre e sta per essere abbandonata dalla madre), interrompe i rapporti con Tonio e decide di togliersi la vita. Alla fine tutto si risolverà per il meglio. Dimostrando di essere più saggio e più maturo di tanti adulti che lo circondano, Tonio lascia i propri genitori alle prese con coloro che vogliono intervistarlo e va in cerca di Cinzia. Preferendo i fatti alle parole, Tonio raggiunge la ragazza proprio nel momento in cui sta per accadere l’irreparabile e riesce a distoglierla dai suoi neri propositi.
Il miracolo rende omaggio alla città di Taranto e alla magia della luce dalla quale è lambita. In una dichiarazione di intenti stilata prima della realizzazione del film, Winspeare così si esprimeva: «Taranto è circondata dall’acqua che riflette per ogni dove la luce. L’acqua e la luce, sfuggente e chiara. Una giovane solitudine femminile e l’innocenza di un’adolescenza maschile. L’umanità (Cinzia) e la purezza (Tonio). Due destini: uno liquido, l’altro etereo, insidiati dal fuoco e dalla materia delle installazioni siderurgiche. Va da sé che la sfida fotografica sarà ciclopica». Si deve dare atto al direttore della fotografia, Paolo Carnera, di aver saputo assecondare con duttilità le esigenze del giovane regista.