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ABSTRACT — L’articolo riferisce sulla conferenza di presentazione del progetto Educarsi alla bellezza, svoltasi a Roma il 19 gennaio 2017. Il progetto vuole individuare «il livello di formazione estetica e storico-artistica del clero secolare e religioso, degli operatori pastorali e culturali delle diocesi […] e degli artisti chiamati a operare in ambito ecclesiale (architetti, pittori, scultori, musicisti, orafi, fotografi ecc.)».
Ricostruire il dialogo tra arte e fede è infatti un percorso che chiede un rinnovato incontro tra artisti, committenza ecclesiale e cultura contemporanea. Una conoscenza che va oltre gli steccati ideologici tradizionali per esplorare itinerari innovativi e radicati nel grande linguaggio della storia dell’arte.
Non pochi sono i dubbi emersi nelle osservazioni finali della conferenza. C’è forse una resistenza da parte delle Commissioni di arte sacra rispetto alle forme e ai linguaggi dell’arte contemporanea? Durante la conferenza sono state evidenziate tre difficoltà. La prima è di ordine finanziario: puntare su opere e artisti importanti richiede un investimento economico non indifferente. La seconda è la mancanza, da parte del clero e degli operatori pastorali, di un’adeguata formazione storico-artistica, capace di interagire con il linguaggio del nostro tempo. La terza riguarda l’incontro tra la sensibilità estetica e spirituale delle nostre comunità cristiane e le sperimentazioni artistiche e musicali degli artisti contemporanei.
D’altra parte, come ha fatto notare il card. Ravasi, le grandi novità in campo artistico e musicale nascono dal coraggio di uomini e donne che, mossi da profonda maestria e indiscussa genialità, hanno saputo trasformare il linguaggio artistico del tempo in forme fino ad allora sconosciute.
Durante la conferenza è stata ricordata l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, in cui papa Francesco tra l’altro richiama la Chiesa a una formazione nella via della bellezza (via pulchritudinis), mettendo in rilievo il rapporto tra l’opera evangelizzatrice delle Chiese particolari e l’uso delle arti contemporanee. Per papa Francesco, la bellezza può portare «scintille di speranza e di fiducia anche nei contesti più difficili e degradati».
La grande sfida sarà allora quella di provare a dire «Dio» in un mondo e una cultura che ha perso il senso di Dio. Non è l’arte che non sa più esprimere il fondamento metafisico della bellezza e il suo valore veritativo, ma è il mondo in cui viviamo che lo ha negato. Tuttavia l’arte esiste ancora, e si occupa dell’uomo e della sua ricerca di senso. Da qui occorre ripartire.