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Nel novembre del 2021, la Conferenza episcopale portoghese ha annunciato la creazione di una Commissione indipendente per lo studio degli abusi sessuali sui bambini e adolescenti nella Chiesa cattolica in Portogallo.
Tale decisione è stata il culmine di un percorso in cui ha avuto un ruolo di fondamentale importanza la riunione dei presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo, convocata da papa Francesco per affrontare la problematica degli abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica. Tenutasi in Vaticano dal 21 al 24 febbraio del 2019, in un momento in cui si riconosceva la necessità di dare un nuovo slancio alla risposta della Chiesa alla problematica degli abusi sessuali, questa riunione ha avuto ampia ripercussione in tutto il mondo e ha inciso profondamente sui vescovi presenti. Molti di loro hanno dichiarato di aver ascoltato per la prima volta testimonianze di vittime e hanno riconosciuto il forte impatto causato.
È vero che la società portoghese non ignorava la problematica degli abusi sessuali in diversi ambiti. Tra il 2002 e il 2010, infatti, il Paese si era confrontato con un’indagine e un lungo processo giudiziario – il cosiddetto «Processo Casa Pia» – con al centro gli abusi sessuali commessi su minori in un’importante istituzione statale destinata all’accoglienza di bambini e adolescenti orfani o in situazione di rischio.
Anche la Chiesa aveva già dovuto fare i conti con casi di abusi su minori commessi da sacerdoti, spesso con grande effetto ed eco mediatici. Nel 2017, per esempio, è stata confermata in ultima istanza, dopo un processo iniziato nel 2012, la sentenza a dieci anni di carcere di un sacerdote, vicerettore di un seminario minore, per abusi sessuali commessi su seminaristi.
Tuttavia – pur con l’attenzione crescente dei media e le notizie provenienti da altri Paesi –, prevaleva la convinzione che i casi di abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica, nonostante la gravità estrema di ogni singolo caso, sarebbero stati quantitativamente circoscritti in Portogallo…