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Il contesto
Si resta sbalorditi davanti a quello che i nostri tempi ci presentano: eventi come l’ascesa del fondamentalismo, il populismo ingannevole, il maggioritarismo pretestuoso, la destra violenta e le sue politiche scioviniste, l’indegna povertà delle masse, la migrazione forzata, la miseria scatenata dalla pandemia di Covid-19, le corporazioni «onnipotenti» che costruiscono i loro imperi sugli scheletri degli sfruttati, il dirompente disastro ecologico.
Soprattutto, si resta attoniti davanti alla percezione, terribile ed esiziale, del «silenzio» di Dio, e al conseguente grido umano di angoscia riecheggiato dal profeta Abacuc: «Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti […], perché, vedendo i perfidi, taci, mentre il malvagio ingoia chi è più giusto di lui?» (Ab 1,2.13). E ci si chiede che cosa possa significare tutto ciò.
In questo articolo non intendiamo affrontare in senso stretto la questione tipica, tradizionale della teodicea, ossia quella che oscilla piuttosto infruttuosamente fra tre poli: 1) Dio è buono, ma non è onnipotente: di conseguenza, esiste il male; 2) Dio è onnipotente, ma non è buono: di conseguenza, esiste il male; 3) il male oggettivo non esiste: coincide con la privazione del bene o è una mera percezione soggettiva.
Una quarta eventuale posizione consisterebbe nel ritenere che Dio permetta l’abuso della libertà umana, che a sua volta causa il male e la sofferenza. Se ne può immaginare anche una quinta, basandola su testi come Dt 11,13-17, che interpreta il male e la sofferenza come azioni retributive di Dio contro la disobbedienza umana. Tuttavia, Gv 9,2-3 si oppone chiaramente a tali interpretazioni.
A partire da questi presupposti, ci proponiamo di riflettere sul «silenzio di Dio» che si avverte nel nostro tempo, non tanto allo scopo di trarne ulteriori speculazioni, quanto per suggerire alcune maniere fruttuose di rispondervi.
La percezione del silenzio di Dio
L’acuta esperienza del silenzio di Dio in alcuni avvenimenti tra i più brutali e violenti della storia suscita un grido umano del tipo: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Sal 22,1)…