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ABSTRACT — La molteplicità dei conflitti africani suscita da tempo un forte interesse nella ricerca accademica. Le ipotesi fatte, tanto numerose quanto contraddittorie, si sono sforzate di rendere conto delle dinamiche conflittuali e della loro eventuale «specificità africana». La questione è che la lettura di un conflitto influenza notevolmente il modo in cui si intende poi tentare di risolverlo.
Il fatto che la «comunità internazionale» abbia avuto difficoltà nel contribuire a mettere fine a certi conflitti non è sempre collegato dunque alla mancanza di risorse o di impegno, ma più spesso alla cattiva comprensione del conflitto, delle sue cause, dei suoi attori, della sua evoluzione e delle sue questioni in gioco.
Gli approcci classici dell’analisi dei conflitti armati in Africa si possono raccogliere i sei gruppi: identitari, economici, istituzionali, geopolitici, sequenziali, e quelli fondati su motivi di risentimento.
Per gli approcci identitari, le cause dei conflitti civili in Africa si spiegano con il fallimento della coesistenza pacifica dei vari gruppi (etnici, religiosi o regionali). Gli approcci fondati sull’esistenza di motivi di risentimento reali o percepiti postulano che alla sorgente di ogni conflitto civile si trovino rivendicazioni contro ingiustizie, subite o presunte, di ordine economico, politico o sociale. Per gli approcci economici, le guerre civili in Africa sono guerre per il controllo delle risorse. Come riassunto nella formula di Paul Collier, la causa dei conflitti è «la cupidigia e non il risentimento» (greed and not grievance). L’approccio sequenziale respinge i tre approcci precedenti. Queste tre possibili cause – identità, risentimento e avidità – sono sempre presenti in qualsiasi guerra civile. La questione consiste dunque nel capire in quale ordine interviene ciascuna. Gli approcci istituzionali spiegano i conflitti con la debolezza o con il fallimento delle istituzioni, laddove soprattutto non siano capaci di trasformare gli interessi divergenti degli individui e dei gruppi in un confronto politico. Gli approcci geopolitici, che spiegano i conflitti in Africa con il cattivo inserimento dei Paesi africani nelle relazioni internazionali e con le ingerenze degli Stati e delle compagnie commerciali straniere.
Tutte le spiegazioni date hanno in fondo qualche cosa di vero. Tuttavia non riescono a rappresentare integralmente la complessità. Di qui la necessità di privilegiare un approccio olistico, capace di integrare nel modo migliore possibile differenti aspetti dei conflitti.
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ARMED CONFLICT IN AFRICA. The failure of traditional approaches of analysis
The multiplicity of conflicts in Africa has long been of significant interest for academic research. Today, the fact that the «international community» has had difficulty in helping to bring about an end to certain conflicts is not always connected to the lack of resources or effort, but more often solely to a poor understanding of the specific conflict in question. The classical approaches to analyze armed conflicts in Africa often offer partial readings which lead the international community to distorted responses. Hence, the need to focus on a holistic approach. So as to return the complexity and specificity to each conflict we must also overcome the cliché that portrays Africa as a large, broadly homogenous, village. A semantic violence that empties the Continent of its complexity, which makes undue generalizations possible.