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Quando, nel lontano 1778, il filosofo e letterato illuminista tedesco Gotthold Ephraim Lessing (1729-81) decise di pubblicare sette frammenti di un manoscritto anonimo (I frammenti dell’ Anonimo di Wolfenbüttel), ma in realtà redatto dal docente di ebraico e lingue orientali Hermann Samuel Reimarus (1694-1768), probabilmente non immaginava di dare origine a un movimento di indagine e di dibattito storico-filosofico che è ancora vivo ai giorni nostri e che va sotto il nome di Quest for the historical Jesus («Ricerca del Gesù storico»).
Il Reimarus nel suo manoscritto postulava una dicotomia tra «ciò che il Nazareno nella sua vita ha realmente fatto e insegnato e quanto invece gli apostoli hanno narrato nei propri scritti»: dicotomia che in radice conteneva quella divaricazione tra il Gesù della storia e il Cristo della fede prodottasi in ambito protestante tra l’Ottocento e il Novecento e fondata essenzialmente sul depotenziamento dei Vangeli quali fonti storiche attendibili.
Da allora si sono succedute almeno quattro fasi nell’indagine sul Gesù storico: la Old Quest o First Quest, la No Quest, la New Quest e la Third Quest, tutte ovviamente incentrate sul rapporto che intercorre tra il Maestro di Nazaret e il Cristo risorto delle religioni cristiane. Qui si vede appunto prendere forma la divisione tra chi propugna una sostanziale continuità tra le due immagini gesuane e chi invece la nega, come del resto fece tra i primi il filosofo pagano Celso (II-III secolo d.C.) ne Il discorso della verità (contro i cristiani), nel quale semplicemente affermava che Gesù non è stato nient’altro che «un uomo ed era tale e quale la verità stessa lo dichiara e la ragione lo dimostra».
Albert Schweitzer (1875-1965), nella sua importante opera storico-teologica, ricorda che fu in primo luogo il filosofo Origene (184-253 ca.) a opporsi risolutamente a Celso, per poi ricostruire come da contrapposizioni analoghe si sia dipanata la cosiddetta Leben-Jesu-Forschung («Ricerca sulla vita di Gesù») dal menzionato Raimarus al teologo luterano William Wrede (1859-1906), con un’appendice che si spinge fino alle ricerche storico-critiche del primo Novecento.
Com’è noto, Schweitzer è stato una delle personalità più importanti e influenti vissute a cavallo dei secoli XIX e XX, capace di eccellere in molti disparati campi dell’impegno umano: dalla medicina alla musica, dalla filosofia alla teologia, dall’esegesi biblica alla storia, dal ministero pastorale luterano al servizio missionario in Africa e, in ultimo, al pacifismo antinucleare. Una delle ragioni per cui oggi è maggiormente ricordato risiede proprio nella sua Storia della ricerca sulla vita di Gesù: un’opera davvero monumentale ed epocale sia sotto l’aspetto storico-critico sia sotto quello esegetico-teologico e filosofico. Nella tradizione storiografica il suo lavoro è infatti considerato il punto di svolta del passaggio dalla First Quest alla cosiddetta No Quest («Nessuna ricerca»), la quale rappresenta una sorta di critica della critica storica, perché nega la possibilità stessa di una ricerca sul Gesù storico, in quanto considera qualsiasi tentativo di una ricostruzione verosimile della figura storica del Nazareno destinato a fallire.
Quel che più conta è poi il fatto che Schweitzer metta brillantemente in evidenza come le vite di Gesù scritte soprattutto da illuministi e razionalisti siano state tutt’altro che imparziali studi scientifici, perché finivano tutte con il presentare un’immagine del profeta di Nazaret idealizzata e condizionata dalle personali convinzioni dei loro autori. Secondo lui, non è un caso se «chi parla volentieri di teologia negativa pronuncia senza difficoltà un giudizio negativo sui risultati della ricerca sulla vita di Gesù». Infatti, nelle importanti riflessioni conclusive del suo saggio egli rilancia la teologia protestante della pura credenza per fede (sola fide e sola Scriptura), al di là di qualsiasi forma di razionalismo storico o di teologia storica: «Gesù è qualcosa per il nostro mondo, perché una grande corrente spirituale è nata da lui e pervade anche il nostro tempo. […] C’era il pericolo che ci mettessimo tra gli uomini e i Vangeli, impedendo così al singolo di restare solo coi detti di Gesù». Insomma, «il nostro rapporto con Gesù è in fin dei conti di carattere mistico», e quindi nessuna conoscenza storica e nessuna interpretazione teologica può scuotere o rafforzare questo dato di fatto.
ALBERT SCHWEITZER
Storia della ricerca sulla vita di Gesù
Torino, Claudiana, 2019, 776, € 43,00.